Non abbiamo bisogno di altri eroi della Marvel

Crollo di "The Marvels". La Disney cancella gli altri film del franchise, tranne "Deadpool 3"

Non abbiamo bisogno di altri eroi della Marvel
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Prima lo sciopero che, per sei mesi, ha bloccato le riprese. Ora la crisi di un marchio che, negli ultimi quindici anni, sembrava garanzia di successo al botteghino. A Hollywood, la luce delle stelle brilla opaca. C'è qualcosa che non torna: agli studios si fabbricano sogni, ma non sono più quelli che le persone vogliono vivere. I lavoratori di questa fabbrica, delle specie di semidei per il grande pubblico, hanno incrociato le braccia come gli scontenti di tutto il mondo. E, soprattutto, questo mondo sembra non avere più bisogno degli eroi che nascono laggiù: o meglio, non ha più bisogno dei supereroi. Quelli targati Marvel, quelli che, dal 2008 e dal primo Iron Man, hanno attirato al cinema milioni di spettatori, garantendo risultati anche in periodi di crisi e incassando cifre da record.

Lo scorso weekend, negli Stati Uniti è uscito The Marvels di Nia DaCosta (con Brie Larson e Samuel L. Jackson) e ha ottenuto il peggior risultato di sempre per un debutto della saga: 46 milioni di dollari. Della possibilità di un flop c'era già sentore, ma alla Disney non sono abituati ai fiaschi. Così, Disney e Marvel hanno deciso di tagliare drasticamente le pellicole del franchise: nel 2024 ne erano previste tre, ma ne uscirà soltanto una, Deadpool 3, con Shwan Levy (che è anche regista), Ryan Reynolds e Hugh Jackman. Il crollo di The Marvels fa male: sequel di Captain Marvel del 2019 (anche lì l'eroe è al femminile), è un film costato 280 milioni di dollari. Troppo, visto che il pubblico, ormai, sembra volere altro. La Disney ha scelto di cambiare strada: non investirà più su quei supereroi, combattenti dalla forza esagerata e dai poteri strabilianti, con tute e armi portentose, fisici fuori dalla norma e coraggio senza limiti... In quindici anni, i supereroi Marvel hanno incassato oltre 30 miliardi di dollari in biglietti venduti: infatti la saga, dai classici Iron Man, Thor, Spider-Man, Vedova nera, Captain America e Hulk si è estesa a un vero e proprio universo, e perfino un «multiverso», con una serie di «fasi» previste dalla produzione. Al momento saremmo già nella «fase 5», ma è stata interrotta; e, per la «fase sei», che è pianificata fino al 2027, bisognerà vedere.

Il mondo, forse, oggi non vuole più vedere sogni fabbricati della stessa materia di cui sono fatti i telegiornali: battaglie, sangue, morti, terrore. Forse, sulla soglia di un conflitto dalla portata spaventosa, in mezzo a un'incertezza piena di paure, foto di neonati sgozzati, ragazze rapite che gridano l'orrore nel deserto, ospedali bombardati, profughi che da Est e da Sud bussano alle frontiere dell'Europa, minacce di armi nucleari e terze guerre mondiali, dittatori che ricordano molto il passato degli ismi reali del Novecento (antisemitismo incluso), pandemie, complottismi, democrazie in crisi, non siamo certo beati, ma non abbiamo neanche bisogno di certi supereroi. Ancora di più, forse non sappiamo nemmeno chi siano i buoni e chi i cattivi: un Occidente in crisi con se stesso, nella battaglia fra gli Avengers e Thanos sarebbe indeciso su chi sostenere, senza se e senza ma. Troverebbe un paio di giustificazioni per il povero Thanos, e qualche scheletro nell'armadio di Capitan America.

E se la prenderebbe sicuramente di più col secondo, cioè se stesso, non solo per la stupidità di odiare la seconda parte del nome: come certi adolescenti mai cresciuti, si sente ancora tradito dall'illusione autocoltivata che i buoni fossero perfetti, e i cattivi scomparsi. È la Storia. Altro che finire: si intrufola dappertutto, perfino nei kolossal hollywoodiani, e ne riscrive il copione.

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