da Roma
Piccoli sceneggiatori crescono. E diventano registi. Dopo Fausto Brizzi e i suoi Notte prima degli esami è la volta del sodale Marco Martani (entrambi artefici anche di tutte le commedie natalizie di Neri Parenti dal 1999) che si cimenta in un cinema di genere, nelle intenzioni degli autori allo stesso tempo gangster movie e western metropolitano, trasportando il trio di attori formato da Giorgio Faletti, Nicolas Vaporidis e Carolina Crescentini (già visti in varie forme insieme nei due Notte prima degli esami) in una storia nera e dura come il titolo del film stesso, Cemento armato. Che allude però alla «vera Roma», così come la chiama il boss malavitoso interpretato da Giorgio Faletti (detto «il Primario» perché prima di delinquere ha fatto il portantino), lontana dal Colosseo o da San Pietro, ad Est, immensa periferia di palazzoni, appunto, di cemento armato. Lì si snodano le vicende di questo thriller in cui si confrontano i grandi temi del bene e del male trattati in maniera abbastanza complessa, mai banale. Perché, spiega Nicolas Vaporidis, «la lotta tra il bene e il male è all'interno degli stessi personaggi. Si può essere un cinico boss ma allo stesso tempo un padre tenero».
L'allusione è al mefistofelico Giorgio Faletti alias Il Primario, boss della droga camuffato da costruttore che se vuole qualcosa se la prende. Così fa con Asia (interpretata da Carolina Crescentini) cameriera in una trattoria che, pistola in pugno, stupra a fine turno. Diego (Nicolas Vaporidis) è il ragazzo di Asia, da poco hanno deciso di andare a vivere insieme. Lui non lo sa ma Il Primario lo sta cercando per la bravata di qualche ora prima quando col motorino ha colpito una serie di specchietti delle auto ferme nel traffico tra cui la sua Mercedes. Ma ora anche Il Primario non sa che Diego vuole vendicare la sua Asia. Un circolo vizioso che non si fermerà...
Con il suo ritmo serrato e la cupa atmosfera, sostenuti dalla fotografia di Marcello Montarsi e dalle musiche di Paolo Buonvino, Cemento armato, da un soggetto di Luca Poldelmengo prodotto da Fulvio e Federica Lucisano con Raicinema e in uscita dopodomani in 320 sale ma anche in libreria con l'omonimo volume Mondadori firmato da Martani con Sandrone Dazieri, porta alle estreme conseguenze la scelta di fare un cinema di genere. Teorizza il regista: «Non volevamo scimmiottare il cinema statunitense ma realizzare un film che piacesse al pubblico. Il western e l'horror, ad esempio, sono solo dei meccanismi narrativi ma è lo spettatore che si deve appassionare alla storia».
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