Provate per un attimo a immaginare, cosa vuol dire avere di frequente, durante la giornata, quell'impellente bisogno di minzione scarsamente controllabile e trovarsi magari nel bel mezzo di un contesto di lavoro o ricreativo, oppure dover interrompere più volte il sonno notturno, per correre con urgenza al bagno. É una condizione invalidante, ben nota alle persone che soffrono di sindrome da vescica iperattiva. Oltre cinque milioni in Italia, il 60 per cento di sesso femminile. La patologia è benigna, ma resta ancora oggi, troppo spesso sottovalutata, anche dal Servizio sanitario nazionale (Ssn) che, salvo in casi limitati, non prevede percorsi terapeutici e riabilitativi adeguati. Inoltre, anche a livello di singole regioni e Asl, sussistono diversità notevoli, nella qualità del servizio e dei trattamenti erogati. Non da ultimo, l'Italia è l'unico Paese europeo a non prevedere il rimborso dei farmaci più moderni, per questa patologia. Terapie innovative che potrebbero portare sollievo e beneficio più incisivi, rispetto ai presidi sanitari passivi (i soli ad essere rimborsati). Quest'ultimi, secondo stime della Federazione Italiana Incontinenti (Finco), producono un costo di oltre 300milioni di euro l'anno. Somma che potrebbe essere ridotta, a fronte di un più facile accesso alle terapie farmacologiche avanzate, come ad esempio la Tossina botulinica A, capace di modulare selettivamene la trasmissione neuromuscolare, controllando la contrazione vescicale. Il tema è stato affrontato di recente a Roma in un incontro scientifico, organizzato al Senato della Repubblica.
«La non rimborsabilità di questi farmaci - sottolinea Giulio Del Popolo, presidente della Società italiana di urodinamica (Siud)- orienta spesso medici e pazienti verso prodotti più economici, caratterizzati da maggiori effetti collaterali quali, tra le più frequenti, la secchezza delle fauci, i disturbi del visus o, più di sovente, di necessità verso i presidi, assorbenti o dispositivi per il cateterismo perché rimborsati dal Servizio Sanitario, anche se con diversi criteri tra le diverse regioni e le diverse Asl. Questo approccio non consente un trattamento precoce, esponendo i pazienti al rischio di complicanze nel lungo termine».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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