Cinque schiaffi a una povera Italia

RomaAltri cinque schiaffi in faccia dall’Irlanda, dopo quelli presi una settimana fa a Twickenahm contro l’Inghilterra. Cinque mete che fanno male perché a tenere banco questa volta non c’è un caso Bergamasco. È invece un’Italia che regala e che forse tocca uno dei punti più bassi della sua decennale storia del Sei Nazioni. L’Irlanda ringrazia, gioca come il gatto con il topo, aspetta l’errore e punisce alla prima occasione. La grande giornata di rugby promessa da Mallett è rimandata a data da destinarsi, naufragata per ora davanti alla compattezza tattica della compagine allestita da Declan Kidney. La truppa di Mallett tiene solo per un tempo, resta in linea di galleggiamento grazie ai calci di McLean. Non bastano i 6 punti che schiodano lo zero dal tabellone perché l’apertura australiana alla prima occasione tradisce Canale e compagni liberando Tommy Bowe verso la meta.
Il piede di McLean non basta a un’Italia sterile, fallosa e che soprattutto non appare uscita dall’incubo vissuto a Twickenham. La buona volontà di Parisse non basta, Griffen mette l’esperienza dietro la mischia ma commette più di una ingenuità in una giornata che conferma tutti i limiti di una Nazionale incapace di costruire gioco e di essere efficace. È un peccato perché, tolte le rimesse laterali, l’Italia in mischia ordinata si difende. Paga i gialli di Masi e Perugini con l’Irlanda che mette le mani sul match sul finale del primo tempo. Ancora per un regalo servito su un piatto d’argento dai ragazzi di Mallett.
È nel midfield il nostro punto debole che l’Irlanda attacca con sistematica continuità: O’Leary, Stringer e Fitzgerald diventano un perfetto grimaldello per scardinare la scatola difensiva azzurra finalizzando un’inesorabile pressione sui colori di casa. La partita di Mallett è tutta qui, con una rimessa laterale che gioca a soluzioni ridotte ed un attacco spuntato. Le migliori condizioni per mettere le chiavi della partita nelle mani degli irish che salgono in cattedra e gestiscono la seconda frazione a senso unico. Segna ancora per vie centrali Wallace, poi O’Gara mette le mani sul risultato con l’unico calcio piazzato della giornata. Gli altri l’apertura del Munster decide di giocarli in touche, consapevole della propria superiorità sui palloni alti. Gli azzurri pagano i nervi tesi, la poca lucidità sui punti di incontro e sulle maul, un certo lasciar fare che agli irlandesi non può che far piacere. L’Italia prova ad allargare la manovra per linee esterne ma senza graffiare. Il turnover Reato-Dellapè costringe Parisse a inventarsi seconda linea per conquistare quei palloni che allo stato dei fatti valgono oro.
Poi nel finale il crollo, prima con la meta di Fitzgerald che da rimessa laterale apre come il burro la retroguardia azzurra, e infine con O’Driscoll che intercetta a metà campo e vola oltre la linea di gesso.

Finisce 38 a 9, come un pugno nello stomaco e tanta confusione nella testa. Tra quindici giorni c’è la Scozia a Edimburgo. Ma nel quartier generale azzurro il primo problema è ora soprattutto quello di fare ordine e ripartire guardando all’essenziale.

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