La città dello sport che non è mai nata

La città dello sport che non è mai nata

Roma e lo sport proprio non vanno d'accordo. Da ben prima che il sindaco Raggi si rifiutasse di candidare la città alle Olimpiadi 2024. E lo sanno bene gli abitanti di Tor Vergata che dalla finestra guardano basiti uno degli incompiuti simbolo del non-fare italiano: le Vele disegnate dall'architetto Calatrava e, in teoria, destinate a ospitare i mondiali di nuoto del 2009. Dopo otto anni non c'è ancora niente della città dello sport annunciata in pompa magna dall'allora sindaco Veltroni. O meglio, c'è solo la vela, un'inutile struttura di cemento e acciaio che tutto fa fuorché riqualificare la periferia romana come avrebbe dovuto.

Cosa è successo? L'opera ha un costo iniziale di 60 milioni di euro, ma già dopo un anno dalla presentazione del progetto, l'importo dei lavori raddoppia. Per poi arrivare alla quota record di 660 milioni di euro. Ovviamente impossibili da reperire. La gestione dei fondi del progetto viene delegata alla Protezione civile, guidata al tempo da Guido Bertolaso, che a sua volta affida l'amministrazione dei capitali ad Angelo Balducci, il funzionario pubblico al centro di diverse vicende giudiziarie per il reato di corruzione nella gestione delle grandi opere.

Nel 2011 il cantiere riapre, con la prospettiva di utilizzare l'opera per le Olimpiadi del 2020 (a cui Roma in un primo momento si candida), ma poi viene definitivamente chiuso a giugno dello stesso anno. Il Condacons chiede di abbattere tutto ma altri, per non buttare via quei 200 milioni già spesi, stanno pensando di destinare l'area ad aule universitarie e laboratori.

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