UNA CITTA' SPAZZATA VIA IN GIAPPONE 10MILA MORTI

Continua a salire il bilancio delle vittime della tragedia che si è abbattuta sul Giappone. A Miyagi scompare metà popolazione. Esplosione nella centrale nucleare: tre persone sono state contaminate. Scarseggiano cibo, carta igienica e acqua minerale: a Tokyo supermercati affollati. Migliaia in coda per fare benzina. La mappa del disastro. Guarda la diretta

UNA CITTA' SPAZZATA VIA 
IN GIAPPONE 10MILA MORTI

Dicono le agenzie di stampa che è solo un calcolo provvisorio, che i numeri per forza di cose siano destinati a crescere, quando le macerie verranno rimosse e il mare si sgonfierà definitivamente. E però, quel bilancio di per sé è già spaventoso. Si teme siano almeno mille e settecento i morti. Diecimila i dispersi nella sola prefettura di Miyagi dove il sisma ha fatto perdere le tracce di metà popolazione, oltre duecentomila le persone evacuate a titolo precauzionale intorno alle due centrali di Fukushima Daichi e Fukushima Daini. Duecento i cadaveri ritrovati sulla spiaggia di Sendai, una lingua di sabbia inghiottita da uno tsunami con onde alte più di dieci metri. E altrettanti in varie scuole a Iwanuma e Natori. Ventunomila gli sfollati in più di mille e trecento tendopoli allestite dalle squadre di soccorso. L’unico sollievo arriva quando il ministero dei trasporti annuncia di aver ritrovato i quattro treni dati che si pensava le onde avessero cancellato tra Iwate e Miyagi. A bordo ci sono 70 passeggeri, tutti salvi.
Il giorno dopo il terremoto, il paese del Sol Levante si risveglia con la terra che continua a tremare. Passata quella devastante di magnitudo 8.9, l’Agenzia meteorologica nipponica rileva nuove scosse, sedici almeno di magnitudo 5-6.8 sulla costa orientale, mentre il mare sembra concedere una tregua ai giapponesi facendo ritirare l’allarme tsunami.
Oltre ai morti però, il Giappone deve fare i conti con un’altra gravissima emergenza: quella nucleare. Sono appena passate le tre e mezza del pomeriggio ora locale, quando l’emittente pubblica Nhk dà la notizia di un’esplosione nella centrale nucleare di Fukushima, a 250 chilometri da Tokyo, il cui impianto di raffreddamento era stato danneggiato dal sisma e dove il livello di radioattività era cresciuto in modo allarmante. Le immagini della nuvola di fumo bianco che si leva dall’impianto entrano nelle case dei cittadini e fanno il giro del mondo in poco tempo. L’esplosione è violenta, tanto da far temere che sia avvenuta una fusione nucleare. Su una scala da 0 a 7, l’incidente viene valutato a livello 4, l’agenzia nipponica per la sicurezza nucleare ritiene però «improbabili» danni al reattore. Ma è la prima emergenza mai dichiarata in Giappone, anche se fin dall’inizio gli esperti escludono che si tratti di un’altra Chernobyl. Nel crollo della centrale restano feriti quattro operai e la tv avverte i residenti della zona di rimanere al chiuso, di spegnere i condizionatori d’aria e di non bere l’acqua del rubinetto. Alle persone che sono all’esterno consigliano di coprirsi la faccia con maschere e asciugamani bagnati. Basta un attimo e il Paese ripiomba nell’incubo della contaminazione delle radiazioni. Il governo estende a 20 chilometri l’area da sgomberare per motivi di sicurezza. Ci sono già tre persone evacuate dalle zone vicine all’impianto che sono state esposte a radiazioni e ricoverate in ospedale. Secondo i calcoli fatti dalle autorità sul livello di radiazione all’entrata di Fukushima, un’esposizione di una sola ora a questo grado di radiazioni corrisponderebbe alla stessa quantità che una persona assume in un anno. Ma non è solo Fukushima a preoccupare, lo stato di allerta rimane alto su tutte le centrali nucleari messe alla prova dal sisma. Problemi di raffreddamento ci sono anche a Fukushima Daini. È la stessa Tokyo Elecrtic Power a lanciare in mattinata l’allarme sul rischio di un black out nella capitale e nei dintorni, proprio per i danni provocati alle centrali che alimentano la regione, mentre Tokyo ed altre città spengono le luci di alcuni edifici simbolo per risparmiare energia elettrica.
Ma poi c’è tutto il resto, i danni alle abitazioni, 3.400 gli edifici completamente o in parte distrutti, e la vita dei giapponesi che riprende. Con gli abitanti della capitale che nel «day after» del terremoto passeggiano in un’atmosfera surreale per le strade della città. E in una calma apparente affollano i supermercati per fare il pieno di viveri di prima necessità. Si riempiono i carrelli con le scorte di acqua minerale - sono oltre un milione le case rimaste senza acqua corrente - tè, carta igienica, fazzoletti, riso e salsa di soia.

E mentre dall’estero si mobilitano le prime squadre di soccorso per aiutare il Paese del Sol Levante, sono tantissimi i nipponici che si mettono in coda alle pompe di benzina sperando di lasciare al più presto la città dopo aver saputo dell’incidente alla centrale di Fukushima.
L’emergenza non è ancora finita.

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