Carburanti, conversione all'elettrico e concessioni balneari: le mosse del governo

Entro il 31 marzo 2025 saranno definiti i criteri per l'equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi 5 anni. Più controlli sulle autorizzazioni ai distributori e incentivi per la transizione verso la decarbonizzazione dei trasporti

Carburanti, conversione all'elettrico e concessioni balneari: le mosse del governo
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Novità in arrivo dall’esecutivo su diversi fronti. Al fine di incentivare la transizione verso la decarbonizzazione dei trasporti, i gestori di distributori di benzina e gasolio che, entro il 31 dicembre 2027, convertono i loro impianti in stazioni di ricarica per veicoli elettrici con una potenza di almeno 90 kilowatt per infrastruttura, potranno ricevere un contributo. Nuove misure anche per l’autorizzazione per l'attività di distribuzione di carburanti, i soggetti in questione dovranno rispettare dei requisiti specifici. Aggiornamenti anche per i balneari. Un decreto del Ministero dei Trasporti, in collaborazione con il Ministero dell'Economia, stabilirà entro il 31 marzo 2025 i criteri per il risarcimento che il nuovo concessionario balneare dovrà corrispondere al precedente per gli investimenti effettuati. Le concessioni balneari attuali resteranno valide fino al 30 settembre 2027, per garantire il rispetto delle norme dell'Unione europea nelle future procedure di affidamento.

Il contributo per gli impianti

Al fine di implementare la transizione dei trasporti stradali verso il processo di decarbonizzazione, ai titolari di impianti stradali di distribuzione carburanti di benzina e gasolio aperti al pubblico, che entro il 31 dicembre 2027 provvederanno a convertire i propri impianti, verrà riconosciuto un contributo. La misura prevede che la trasformazione in questione consenta alle stazioni di ricaricare i veicoli elettrici elettrici con potenza pari o superiore a 90 kilowatt. La cifra in quesitone sarà finalizzata a dismettere l’impianto e ad aprire la stazione di ricarica. L’agevolazione viene inclusa nella bozza dello schema di decreto legge di riforma del settore della distribuzione di carburanti e ristrutturazione della rete che arriverà oggi in Cdm. In quanto al contributo, questo viene riconosciuto per il 50% rispetto alle spese sostenute e l’importo massimo è di 60mila euro. Le opere incluse riguardano anche le cabine elettriche di immissione e prelievo e gli impianti di accumulo necessari ai dispositivi di ricarica e i relativi cavidotti oppure agli elettrodotti.

L’autorizzazione per la distribuzione di carburanti

In quanto all’autorizzazione per l'attività di distribuzione di carburanti, questa sarà concessa solo a chi rispetterà determinati requisiti. La bozza del decreto di riforma del settore della distribuzione di carburanti e della ristrutturazione della rete specifica anche che il rilascio dell'autorizzazione prevederà anche specifiche verifiche antimafia. Inoltre le autorizzazioni che sono già state rilasciate prima dell'entrata in vigore del decreto rimarranno valide, ma saranno revocate se emergono irregolarità durante i controlli. L'amministrazione darà 90 giorni per correggere le eventuali mancanze prima della revoca.

Dal primo gennaio 2025, non saranno più concesse autorizzazioni a impianti che non distribuiscano almeno un altro tipo di energia alternativa ai combustibili fossili. L'autorizzazione per la distribuzione di carburanti sarà concessa dall'ente territoriale competente a chi dimostra di possedere i requisiti necessari, tra cui: capacità tecnico-organizzativa ed economica per garantire la continuità e regolarità del servizio; assenza delle condizioni soggettive negative previste dal codice dei contratti pubblici; rispetto delle normative contributive e applicazione dei contratti di lavoro, comprovata dal documento unico di regolarità contributiva (DURC).

La decadenza dell'autorizzazione comporta l'obbligo di smantellare le attrezzature, accertare e bonificare eventuali contaminazioni del sottosuolo, e ripristinare le superfici pubbliche e demaniali occupate dagli impianti. Questa procedura è prevista salvo diverse disposizioni negli atti autorizzativi o in caso di subentro di un nuovo titolare, come indicato nella bozza.

Il riordino delle concessioni balneari

Nel caso in cui venisse assegnata la concessione a un nuovo soggetto, il precedente avrà diritto a chiedere un risarcimento il quale verrà messo a carico di chi subentrerà. L’ammontare della somma in questione sarà pari al valore degli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati alla scadenza della concessione. Verranno inclusi anche gli investimenti riguardanti gli eventi calamitosi ufficialmente dichiarati dalle autorità competenti o per obblighi di legge sopravvenuti, al netto di qualsiasi aiuto o sovvenzione pubblica ricevuta e non rimborsata. La cifra riguarderà poi anche l'importo necessario a garantire una giusta remunerazione sugli investimenti degli ultimi cinque anni. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti provvederà a stabilire i criteri del risarcimento tramite, appunto, un decreto da adottare entro il 31 marzo 2025 e che verrà definito assieme al ministro dell'Economia e delle Finanze.

Le concessioni di aree lacuali e fluviali

Nel caso in cui il decreto non venisse adottato, prosegue la bozza, questo aspetto “non giustificherà il mancato avvio della procedura di affidamento”, inoltre gli importi unitari già previsti verranno incrementati del 110%. Specifichiamo che annualmente viene effettuato l’aggiornamento dei canoni in questione secondo la media degli indici per i prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati che vengono definiti dall’Istat. Per quanto riguarda le concessioni di aree lacuali e fluviali destinate a scopi turistico-ricreativi e sportivi, l'ente che le erogherà sarà incaricato di definire i canoni. Questo processo verrà svolto “tenendo conto del pregio naturale e dell'effettiva redditività delle aree demaniali da affidare in concessione, nonché dell'utilizzo di tali aree per attività sportive, ricreative, sociali e legate alle tradizioni locali, svolte in forma singola o associata senza scopo di lucro, ovvero per finalità di interesse pubblico”.

La salvaguardia delle sponde

Una quota dei proventi, definita dall'ente concedente, sarà destinata alla salvaguardia delle sponde, alla protezione e al mantenimento del capitale naturale, oltre che al miglioramento dell'accessibilità alle aree demaniali libere. Questo contributo mira a garantire la conservazione delle risorse naturali e a promuovere un uso responsabile delle aree pubbliche. Inoltre, il canone annuo non potrà essere inferiore all'importo stabilito dalla legge, fissato a 2.500 euro per l'utilizzo di aree e pertinenze demaniali marittime. Per le aree utilizzate a fini sportivi, ricreativi e per attività legate alle tradizioni locali, svolte senza fini di lucro e per scopi di interesse pubblico identificati e approvati dalle autorità locali competenti, il canone annuo, come previsto dalla normativa vigente, non potrà ammontare a meno di 500 euro.

Le possibili deroghe

In quanto alle possibili deroghe, "in presenza di ragioni oggettive" che non consentano la conclusione della procedura selettiva entro il 30 settembre 2027 e secondo le modalità specifiche, l'autorità competente potrà "differire

il termine di scadenza delle concessioni in essere per il tempo strettamente necessario alla conclusione della procedura e, comunque, non oltre il 31 marzo 2028". Questa misura potrà essere adottata con atto motivato.

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