Agenzia delle entrate: ecco quando il conto corrente finisce nel mirino

Come funzionano le verifiche da parte del Fisco e a cosa stare attenti

Agenzia delle entrate: ecco quando il conto corrente finisce nel mirino
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Il conto corrente può finire nel mirino dell'Agenzia delle entrate quando sono richieste delle verifiche per quanto concerne la congruità dei movimenti di denaro. A questo punto il Fisco entra in azione in due diversi modi.

Può verificarsi la situazione in cui sia un ispettore a recarsi fisicamente presso l'istituto di credito per effettuare le verifiche in loco: incaricato dall'amministrazione tributaria, quest'ultimo ha titolo per richiedere tutta la documentazione necessaria a effettuare i controlli, e la banca in questione ha il dovere di fornire la sua piena collaborazione.

Un altro strumento di indagine è l'Anagrafe dei rapporti tributari, archivio in cui vengono raccolte le informazioni comunicate dagli operatori finanziari con lo scopo di contrastare l'evasione fiscale. All'interno del database confluiscono in sostanza tutti i dati derivanti da ogni genere di rapporto finanziario in essere tra il cittadino e l'istituto di credito, compresi depositi e cassette di sicurezza. Questo blocco di informazioni, che deve essere inviato annualmente, contiene numerosi dati contabili, i saldi dei rapporti finanziari, il totale degli importi, i vari movimenti di denaro effettuati durante gli ultimi 12 mesi e la giacenza media annua.

Generalmente, quando non si procede a effettuare delle verifiche mirate in senso stretto, i conti correnti vengono monitorati attraverso l'Anagrafe dei rapporti tributari: quando, invece, partono i controlli fisici direttamente presso l'istituto di credito si tratta di indagini in stato avanzato a causa di un sospetto di irregolarità già in essere. Soggetti privilegiati di verifica da parte dell'Agenzia delle entrate sono tutti coloro che per condizioni lavorative o fiscali sono tendenzialmente più a rischio evasione, come i liberi professionisti, le partite Iva, le aziende o i negozianti: ciò non significa, tuttavia, che i contribuenti non rientranti in tali categorie siano esentati dai controlli.

Ma cosa può far nascere un sospetto da approfondire? Di solito il campanello d'allarme possono essere degli accrediti di ingenti somme di denaro non risultanti in dichiarazione, ricorrenti movimenti in entrata e in uscita dal conto corrente, bonifici dall'estero o verso l'estero e, ovviamente, prelievi o versamenti di contanti per un valore complessivo superiore ai 10mila euro al mese. Il Fisco, con questa attività, cerca potenziali evasori e redditi non dichiarati dal contribuente che potrebbero essere sottoposti a tassazione.

Il controllo si svolge solitamente incrociando i dati derivanti dall'Anagrafe dei rapporti finanziari, come accennato pocanzi, con quelli archiviati nell'Anagrafe dei contribuenti, dove confluiscono, ad esempio, le dichiarazioni dei redditi, i movimenti di denaro o gli investimenti: qualora emergano delle incongruenze con il blocco di informazioni a sua disposizione l'Agenzia delle entrate svolge delle indagini più approfondite. Talvolta è sufficiente che il contribuente non effettui dei prelievi o dei movimenti sul conto a far nascere un'indagine: generalmente, infatti, ciò significa che si hanno a disposizione dei contanti per coprire le spese necessarie, il che fa sorgere il sospetto di un'evasione fiscale.

Non esistendo in Italia il segreto bancario, come anticipato in precedenza, tutte le informazioni di cui il Fisco necessita saranno fornite dall'istitiuto di credito all'ispettore in caso di verifiche approfondite: finiscono nel mirino anche i conti cointestati, mentre quelli all'estero possono essere esclusi, specie se il Paese in cui è depositato il denaro non ha in essere rapporti di scambio dati con il nostro.

Se il Fisco, dopo i controlli, ritiene che sussista il sospetto di un'evasione fiscale, l'onere di dimostrare il contrario, per cui anche di produrre tutta la

documentazione necessaria, ricadrà unicamente sulle spalle del contribuente. Dal canto suo, invece, l'Agenzia delle entrate non è tenuta a portare alcuna prova: è sufficiente il sospetto a far attivare la macchina dei controlli.

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