Le soglie, i ricorsi e le tempistiche: cosa cambia per chi ha debiti con il Fisco

Tra le novità, viene concesso più tempo ai debitori in difficoltà per pagare quanto dovuto. Il Decreto entra in vigore dal 1° gennaio 2025

Le soglie, i ricorsi e le tempistiche: cosa cambia per chi ha debiti con il Fisco
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Il Decreto Riscossione modifica il sistema di recupero dei debiti nei confronti del Fisco. Dal 1° gennaio 2025 per l'Agenzia delle Entrate-Riscossione arrivano delle novità specialmente su tempistiche e procedure. Dalle rateazioni maggiormente dilazionate ai rimborsi più veloci, ecco gli aggiornamenti con l’entrata in vigore del decreto Riscossione.

Riscossione dei crediti dal 2000 al 2024

Il Decreto Riscossione, o Dlgs 110/2024 del 7 agosto, stabilisce che, dal 1° gennaio 2025, l'Agenzia delle Entrate-Riscossione notificherà tempestivamente le cartelle di pagamento entro nove mesi dall'affidamento del carico. La misura introduce una norma per evitare l'accumulo di tasse difficilmente riscuotibili. L'Agenzia delle Entrate avrà a disposizione cinque anni per incassare i crediti dal 2000 al 2024. Nel caso in cui il Fisco fallisse nel suo obiettivo, il debito sarà annullato. Le scadenze per il discarico sono fissate al 31 dicembre 2025 per i carichi che riguardano un arco di tempo dal 2000 al 2010, al 31 dicembre 2027 per quelli dal 2011 al 2017, e al 31 dicembre 2031 per quelli dal 2018 al 2024.

Gestione dei debiti

Il Decreto Riscossione istituisce una commissione speciale per gestire i debiti cumulati. L’ente in questione è composto da un presidente della Corte dei conti, rappresentanti del Dipartimento delle finanze, della Ragioneria generale dello Stato, delle regioni, delle province autonome di Trento e Bolzano, e degli enti locali. In questo frangente la Commissione, grazie il al supporto istruttorio dell'Agenzia delle Entrate, analizza la situazione dei debiti e propone al Ministro dell'Economia soluzioni per lo smaltimento del magazzino attraverso successivi provvedimenti legislativi.

Soglia dei crediti compensabili

Il decreto introduce novità per la soglia dei crediti compensabili. La compensazione volontaria è ora possibile solo per rimborsi superiori a 500 euro, inclusi gli interessi. Inoltre, la procedura di rimborso è stata semplificata. Prima di rimborsare, il Fisco effettua una verifica per capire se il beneficiario ha debiti pendenti da cartelle di pagamento. In caso di risposta affermativa, le Entrate inviano una segnalazione all'agente della riscossione il quale successivamente propone una compensazione tra il credito e il debito. Durante questa fase, l'azione di recupero è sospesa e il contribuente ha 60 giorni per accettare o rifiutare la proposta in questione.

Ricorso contro la cartella di pagamento

Ci sono dei casi specifici in cui si può impugnare la cartella di pagamento. Il decreto specifica infatti che "il ruolo e la cartella di pagamento che si assume invalidamente notificata sono suscettibili di diretta impugnazione nei casi in cui il debitore che agisce in giudizio dimostri che dall'iscrizione a ruolo possa derivargli un pregiudizio:

  • per effetto di quanto previsto dal codice dei contratti pubblici;
  • per la riscossione di somme allo stesso dovute dai soggetti pubblici
  • per la perdita di un beneficio nei rapporti con una pubblica amministrazione;
  • nell'ambito delle procedure previste dal codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza;
  • in relazione ad operazioni di finanziamento da parte di soggetti autorizzati;
  • nell'ambito della cessione dell'azienda".

Più tempo ai debitori in difficoltà

Il Fisco concede più tempo ai debitori in difficoltà per pagare quanto dovuto, con condizioni che variano in base all'entità del debito:

per debiti fino a 120mila euro:

  • fino a 84 rate per richieste nel 2025-2026;
  • fino a 96 rate per richieste nel 2027-2028;
  • fino a 108 rate per richieste dal 2029.

Per debiti superiori a 120mila euro il debito è frazionabile fino a 120 rate, indipendentemente dalla data di richiesta, con un minimo di:

  • 85 rate nel 2025-2026;
  • 97 rate nel 2027-2028;
  • 109 rate dal 2029.

Specifichiamo che il contribuente deve documentare la difficoltà economica.

Infine, per valutare la "temporanea situazione di difficoltà" del debitore, si considerano l'Isee per le persone fisiche e ditte individuali, mentre per le aziende si valutano l'indice di liquidità e il rapporto tra il debito da rateizzare e il valore della produzione.

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