Con l'ultimo incremento imposto dalla Bce, il tasso sui depositi è salito fino al 3,25% e il tasso di rifinanziamento principale fino al 3,75%. Da un punto di vista pratico, quello che maggiormente interessa chi ha acceso un mutuo è il primo, dato che proprio sulla base di esso viene tarato l'indice Euribor, parametro di riferimento che le banche utilizzano per stabilire le rate dei prestiti ipotecari a tasso variabile.
Manovra inutile?
L'innalzamento dei tassi, tuttavia, non è stato sufficiente a contrastare in modo determinante l'inflazione. Tenendo conto dei dati puri dell'Eurozona, la cosiddetta inflazione "core", per la quale non si tiene conto dei prezzi di alimentari ed energetici, è ancora al 5,6%. Il timore, quindi, è che se l'inflazione non dovesse diminuire in tempi ragionevoli, la Bce possa pensare di ritoccare ancora una volta verso l'alto i tassi. Stando a quanto riferito da Il Sole 24 Ore, i future sugli Euribor a 3 mesi attendono altri due rialzi da qui fino a fine dicembre, fino ad arrivare al 3,7%. In seguito ci si aspetta una flessione al 2,9% (entro dicembre 2024) e al 2,8% (entro dicembre 2025). Nonostante che l'ipotesi di essere vicini al picco dei tassi sia plausibile, sempre che l'inflazione core decresca rapidamente, al contempo c'è la sensazione che non si ritornerà più ai tassi molto bassi registrati negli ultimi anni.
Mutui a tasso variabile
Chiaro che tutte queste considerazioni debbano essere fatte dai mutuatari che si trovano a dover fronteggiere le spese di un prestito ipotecario a tasso variabile. Secondo i dati attuali, parlando di un mutuo trentennale da 140mila euro per un immobile del valore di 200mila euro, la rata è schizzata dai 488 euro di gennaio 2022 fino ai 740 euro di maggio 2023. Una situazione che potrebbe peggiorare ulteriormente nel caso in cui la Bce decidesse di attuare ulteriori rialzi a luglio e settembre: la rata potrebbe sfiorare così i 780 euro. Ciò significa, in concreto, un incremento del 60% da quando la Banca centrale europea ha iniziato a imporre questi aumenti dei tassi.
Come agire
Per contrastare questa stangata, è possibile percorrere due strade. La prima prevede di abbattere il debito residuo, per chi ha ovviamente liquidità in eccesso: di certo è il modo più efficace, a questi tassi, per uscire dalla stretta delle quote di interessi.
Altra via è quella di ottimizzare il tasso: ipotizzando uno spread all'1%, a cui sommare l'Euribor (che sarà al 3,7% entro fine anno), l'intestatario di un mutuo a tasso variabile può avvicinarsi al 5%. Senza considerare la situazione di chi parte da uno spread ancora più alto. In questi casi la surroga è la soluzione migliore, tale da consentire a seconda delle offerte, di scendere fino al 3,5/4%.
Il commento
Il variabile, comunque, è più costoso del fisso già in partenza (4% contro 3%), un fatto che non si verificava dalla crisi del 2008.
"Analizzando le richieste di mutuo raccolte sul canale online, il tasso fisso ha spiegato nello scorso mese di aprile oltre il 95% delle preferenze", spiega a Il Sole 24 Ore l'Ad di MutuiSupermarket.it. "Questo sia perché ci si attendono nuovi rialzi degli Euribor, ma anche perché numerosi mutui a tasso fisso presentano sin dall’inizio tassi finiti e rate significativamente più basse degli omologhi mutui a tasso variabile", aggiunge Stefano Rossini.
"Se tra la fine del 2022 e l’inizio 2023 chi intendeva surrogare il proprio mutuo da variabile a fisso lo faceva nell’attesa di risparmi futuri, a maggio si ha la certezza di ottenere una rata più
bassa sin dalla prima rata nel momento della surroga del proprio mutuo a tasso variabile verso un nuovo mutuo a tasso fisso. Quasi sicuramente tale risparmio sarà destinato ad aumentare nei prossimi mesi", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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