Esattamente come accade per gli altri trattamenti previdenziali, anche la pensione di reversibilità aumenterà da gennaio 2025 come conseguenza della "rivalutazione", il sistema che adegua il totale dell'assegno al costo della vita.
Rivalutazione annuale
Un meccanismo, questo, che scatta ogni anno, ad eccezione di quei casi in cui l'inflazione risulti pari a 0 o negativa, cioè quando si parla di deflazione. Sulla base delle stime attuali, per il 2025 si prevede un aumento molto contenuto, specie se raffrontato a quello registrato negli ultimi due anni, quando il tasso d'inflazione ha raggiunto l'8,1% e successivamente il 5,4%. Le previsioni inserite in legge di Bilancio, così come le indiscrezioni filtrate nell'ultimo periodo, riferiscono di un tasso d'inflazione dell'1%, cosa cha comporterà incrementi poco significativi.
L'aumento è riconosciuto sia ai trattamenti previdenziali diretti o indiretti che a quelli assistenziali, ragion per cui tale percentuale viene applicata anche alle pensioni d'invalidità civile e agli assegni sociali. Rientrando nei trattamenti previdenziali di tipo indiretto, quindi, anche la pensione di reversibilità beneficia della rivalutazione annuale: su di essa vengono applicate le medesime norme che si ritrovano per i trattamenti previdenziali diretti, ragion per cui l'aumento può in alcuni casi essere addirittura inferiore all'1%
Percentuale riconosciuta
Quando l'importo dell'assegno è pari o inferiore a 4 volte il trattamento minimo, la rivalutazione riconosciuta è del 100% del tasso di inflazione: qualora si superi tale soglia vengono effettute delle decurtazioni percentuali progressive. Nello specifico:
- per la parte di importo che non supera di 4 volte il minimo (2.394,44 euro), come detto, si riconosce una rivalutazione al 100% del tasso di inflazione accertato, ovvero l'1% secondo le stime attuali;
- per la parte che supera il minimo di 4 volte ma non va oltre le 5 volte (2.394,44 - 2.993,05 euro) viene applicata una rivalutazione al 90% del tasso, corrispondente secondo le stime attuali allo 0,90%;
- per la parte che va oltre le 5 volte il trattamento minimo si scende fino al 75% del tasso definitivo (secondo le stime attuali sarebbe lo 0,75%).
Ricostruendo il caso di un assegno da 2.500 euro, quindi, il 100% andrebbe riconosciuto solo ai "primi" 2.394,44 euro, (con l'1% significherebbe 23,94 euro in più). I restanti 105,56 si incrementerebbero appena dello 0,90%, con un aumento di soli 95 centesimi: in tutto sarebbero accreditati appena 24,89 euro in più.
Cumulo redditi
Un altro aspetto da tenere presente sono le soglie di reddito da lavoro. Il coniuge che beneficia dell'assegno di reversibilità può lavorare, ma, in assenza di figli, deve rimanere al di sotto di una data soglia per beneficiare del 100% dell'importo.
Il parametro di riferimento è la pensione minima, anch'essa oggetto di rivalutazione annua: questa variazione comporta anche quella delle soglie di reddito. Il trattamento minimo dovrebbe passare da 598,61 a 604,59 euro mensili, pertanto 7.859,74 euro l'anno.
I tagli partono tra le 3 e le 4 volte il trattamento minimo (cioè tra 23.579,22 a 31.438,96 euro): in questo caso l'assegno di reversibilità viene tagliato del 25%. Tra le 4 e le 5 volte (31.438,96 - 39.298,70 euro) la decurtazione è del 40%, mentre oltre tale soglia sarà sempre del 50%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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