C'è spazio per l'educazione musicale nella scuola italiana? C'è spazio, malgrado i tagli vecchi e nuovi alla cultura, per un progetto che vuole combattere il disagio sociale giovanile facendo suonare gratuitamente i ragazzi nelle orchestre?
Sembra un sogno troppo ambizioso, ma se un grande personaggio come Claudio Abbado ci crede, forse la speranza c'è.
Ci crede tanto, il celebre direttore d'orchestra, che è presidente onorario del Comitato che dovrà realizzarlo e lui stesso presenterà il progetto sabato e domenica prossimi alla Scuola di Musica di Fiesole, che ha un importante ruolo nell'iniziativa.
Non sarà uno dei soliti convegni internazionali, quello su «Musica e Società». Perchè lancerà un appello proprio per la creazione di un sistema capillare di orchestre e di cori infantili e giovanili nelle città italiane. Scuole di musica aperte gratuitamente ai bambini, soprattutto quelli delle periferie più degradate.
Il 2010 è l' anno europeo della lotta alla povertà e al disagio sociale e Abbado l'ha scelto per il suo tentativo di resuscitare in Italia quell'amore per la musica che l'ha fatta grande in passato, coniugato con lo spirito di solidarietà che ha sempre contraddistinto il nostro Paese.
L'ispirazione viene da lontano, dal Venezuela dove da decenni un piano del genere registra un successo clamoroso. In quella terra dell'America latina Abbado ha conosciuto José Antonio Abreu e si è innamorato di «El sistema», creato da questa originale figura di economista, musicista e politico nel 1975.
Si tratta di un progetto didattico rivoluzionario per strappare i bambini dalla strada e offrire loro un futuro lontano dalla povertà e dal crimine.
Come? Mettendo tra le loro mani uno strumento, facendoli cantare e suonare insieme ai coetanei, insegnando il gioco di squadra che fa la forza.
Oggi «El Sistema» conta 400 mila bambini e ragazzi, si calcola che in quasi 35 anni di attività abbiano frequentato i corsi almeno 2 milioni di giovani e alcuni di loro sono diventati famosi nel mondo. Per non parlare degli studi secondo i quali la criminalità è diminuita dove le orchestre e i cori infantili hanno messo radici.
Se si è potuto fare in Venezuela e in altri Paesi che ha seguito l'esempio come Spagna, Canada e Stati Uniti, perchè non da noi?
Nella sua lunga carriera da La Scala di Milano a Vienna, a Berlino e in giro nel mondo, come nella sua personale esperienza di vita, Abbado si è convinto che la musica guarisca, nel fisico e nel morale.
«É una delle migliori terapie che esistano - dice-. L'ho provata anche io». E con questa frase fa riferimento alla sua battaglia contro il cancro.
La scelta del luogo dove presentare il progetto è molto significativa, perchè proprio la Scuola di musica di Fiesole, sotto la guida di Piero Farulli e ora di Andrea Lucchesini, tiene corsi di base e di perfezionamento per tutti e ha creato l'Ogi, l'Orchestra Giovanile Italia, che è il suo fiore all'occhiello.
Allargare in tutt'Italia il «modello Fiesole» vorrebbe dire inaugurare la versione italiana di «El Sistema» di Abreu. E anche resuscitare la tradizione dimenticata del 1500, quando a Venezia e Napoli nacquero i conservatori che misero il nostro Paese al centro del mondo.
Ci sarà anche Abreu al convegno, accanto ad Abbado nell'auditorium Sinopoli della villa La Torraccia. E sarà ben difficile non farsi convincere della bontà di un progetto che vede l'alleanza di due figure così alte per la musica e non solo. Certo, le difficoltà pratiche gli organizzatori non se le nascondono.
Il governo venezuelano ha finanziato «El Sistema» con un budget di 29 milioni di dollari l'anno. Così, le lezioni sono gratuite, e gli strumenti vengono forniti dalla scuola. Niente corsi individuali: si canta in coro e si suona in orchestra. La portata innovativa del progetto sta proprio qui, nel gruppo.
Quanto funzioni l'hanno dimostrato in tanti. É cresciuto in una di queste scuole Gustavo Dudamel, che a 29 anni è direttore musicale della Los Angeles Philharmonic Orchestra. Come il ventiseienne Diego Matheuz, direttore ospite principale dell'Orchestra Mozart, fondata a Bologna da Abbado.
L'esempio del Venezuela l'hanno già seguito venti nazioni. L'Italia vuole essere la ventunesima.
Il maestro Abbado spiega che a imitazione del modello venezuelano, in ogni regione italiana sono già nate molte realtà «che è bene ora portare in un alveo comune».
Le sue aspirazioni le spiegherà sabato pomeriggio, nell'intervento che ha voluto chiamare: «Il filo rosso della Grande Musica nel labirinto delle periferie».
La prima ragione che giustifica il progetto è che «è chiaro a tutti che "così non va", che qualcosa, nella nostra società, va fatta. Non sono purtroppo assenti, anche da noi, sacche di povertà e disagio, dove le prime e più vulnerabili vittime sono i ragazzi».
Il secondo motivo, altrettanto importante è che, per Abbado, «la gioventù è stata letteralmente depredata da prospettive credibili, per le quali valga lo sforzo e la gioia della realizzazione. Non solo chi è nel disagio, ma forse ancor più chi abita il benessere, viene manipolato per diventare un conformista, un animale compratore, un ebete che si nutre solo di superficialità».
Ecco, per porre un argine a tutto questo il maestro indica la costruzione di «una vita piena di musica e di cultura» .
Abbado crede fermamente che da noi, dove l'istruzione musicale è marginale se non inesistente nel sistema scolastico, possa avere inizio una stagione di rinnovamento sociale basato proprio su questa esperienza.
Il progetto formativo è affidato alla Scuola di Musica di Fiesole, che è una realtà di eccellenza nel campo, mentre della parte giuridico-organizzativa si occuperà l'associazione Federculture.
Da questi due organismi nasce il comitato che dovrà gestire in maniera efficace il piano, con uno stretto collegamento con le realtà territoriali esistenti.
Claudio Abbado è il presidente onorario del progetto, che verrà portato avanti con la collaborazione di Associazione Nazionale dei Critici Musicali, Cemat e Giornale della Musica.
Al convegno, che ha l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, parteciperanno tanti personaggi che intendono sostenere l'iniziativa.
In particolare Rocco Buttiglione, firmatario di un progetto di legge bipartisan proprio per la sovvenzione del Progetto di Abbado. E poi, il pianista Andrea Lucchesini , direttore artistico della Scuola di Musica di Fiesole; Roberto Grossi,presidente di Federculture; Gisella Belgeri, Presidente del Cemat; Angelo Foletto, presidente dell'Associazione Nazionale Critici Musicali; Daniele Martino, condirettore del Giornale della Musica; Stella Targetti, vicepresidente della Regione Toscana; i compositori Giorgio Battistelli e Michele Dall'Ongaro.
Sono attesi anche il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, quello del Welfare Maurizio Sacconi e la titolare della Gioventù Giorgia Meloni, oltre a Luigi Berlinguer, Claudio Martini e al filosofo e scrittore Sergio Givone.
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