"Il clima cambia ogni 800 anni Nel Medioevo tre gradi in più di oggi"

Piogge estive e inverni asciutti creano grandi disagi agli agricoltori

"Il clima cambia ogni 800 anni Nel Medioevo tre gradi in più di oggi"

Piante che dimorano a nuove latitudini, frutta esotica che cresce nelle regioni mediterranee, parassiti che si stabiliscono dalle nostre parti e creano minacce impreviste. I cambiamenti del clima toccano da vicino la struttura dell'agricoltura italiana e bussano in tutte le case. Non sono più allarmi lanciati da congressi internazionali o avvertimenti di scienziati troppo proiettati nel futuro, e neppure banali argomenti da bar sul fatto che «non ci sono più le stagioni di una volta». L'innalzamento della temperatura e la scarsità d'acqua trasformano le colture in Italia. Le mutazioni del clima da ipotesi generiche diventano fatti verificabili sul campo, anzi nei campi.

«Anche se non è nel suo habitat naturale, l'ulivo nel Nord Italia è una realtà», sintetizza Samanta Zelasco, ricercatrice del Crea. «Gli studi scientifici mostrano una migrazione delle piante sia verso altitudini più elevate sia verso latitudini più settentrionali - conferma Mauro Centritto, direttore del Cnr-Ivalsa (Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree) -. In realtà l'innalzamento della temperatura può essere anche un fenomeno ciclico che dura 700-800 anni, legato allo spostamento del polo magnetico. Nel Medioevo la temperatura era di 3 gradi superiore a quella odierna e anche allora si verificavano migrazioni delle colture, per esempio la vite arrivò in Scozia. Adesso le temperature si alzano al di fuori della fase ciclica con eventi estremi come ondate di calore e ritorni di freddo, ed è un fenomeno molto preoccupante. L'accordo di Parigi sul clima deve essere applicato con assoluto rigore».

«L'agricoltura ha sempre operato in condizioni di variabilità climatica osserva Marcello Donatelli, direttore del Centro di ricerca agricoltura ambiente ma entro una tipologia di clima: mediterraneo, atlantico, continentale, eccetera. Tuttavia i cambiamenti climatici in atto mutano sostanzialmente e contemporaneamente l'andamento di diversi parametri, per esempio con incremento di piogge estive e inverni più miti e asciutti. Ne deriva che gli agricoltori non hanno precedenti esperienze cui fare riferimento. Nemmeno i ricercatori possono utilizzare analogie del passato per stimare gli eventi futuri».

Aggiunge Donatelli: «Le stime sulla sostenibilità dei sistemi produttivi in regime di cambiamento climatico evidenziano problemi ma anche opportunità. L'impatto dei mutamenti sarà variabile a seconda delle zone in cui si manifesta, per cui bisogna stimare localmente le criticità, sviluppando soluzioni specifiche di adattamento. In altre parole, non ci sarà una ricetta unica per ambienti e colture.

Le previsioni concordano sull'innalzamento delle temperature ma i diversi modelli climatici fanno previsioni anche contrastanti sulla piovosità. La rapidità di azione, la capacità di analisi, la flessibilità dei sistemi produttivi saranno gli elementi per una resilienza efficace e per sfruttare le opportunità».

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