Clint Eastwood, escluso dagli Oscar ma campione d’incassi

Il successo della sua ultima opera, "Gran Torino", ha sorpreso gli stessi produttori della Warner, che hanno puntato tutto su altre pellicole

Clint Eastwood, escluso dagli Oscar ma campione d’incassi

New York - A Hollywood ne parlano già come della grande rivincita di Clint Eastwood. Escluso dagli Oscar, snobbato dall’Accademia del cinema, l’anziano attore e regista, il cowboy di indimenticabili avventure spaghetti (ma non solo) western sta sbaragliando a suon di miliardi la concorrenza ai botteghini con un film uscito a fine anno quasi in sordina. Se i votanti dell’Academy hanno snobbato la sua nuova opera, escludendola dalle cinquine finali, Grand Torino incanta gli americani. E Dirty Harry, abituato a farsi giustizia da solo, anche stavolta sorride.

Nella lista dei candidati agli Oscar del 2009 il nome di Eastwood non appare né tra i migliori registi né tra i produttori o i protagonisti, ma il suo film - girato in un paesino dell’hinterland di Detroit, terra di crisi automobilistica e licenziamenti - è costantemente sold out. Ha incassato 110 milioni di dollari e ha colto di sorpresa i «saggi» della Academy. Non che a Clint le statuette manchino: ne ha vinte già quattro. Ma quest’anno non sono bastate le splendide recensioni dei critici Usa a convincere i membri della Motion Picture Academy a votare per Grand Torino. La colpa, dicono, è dei cervelloni del marketing della Warner Brothers, che non hanno creduto nel successo di un film girato in una strada con un attore di 79 anni e un cast di sconosciuti attori cinesi. E che è costato solo 30 milioni di dollari, briciole a confronto di Dark Knight e del grande favorito, The strange case of Benjamin Button.

Ma lui è della vecchia scuola: abituato a risparmiare sul budget dei film e a finirli in tempo. Già cinque anni fa Eastwood si era lamentato con un giornalista del New York Times: la Warner, disse, non aveva fiducia nei suoi film. «Faccio sempre fatica a vendere loro le mie idee», aveva dichiarato l’attore californiano. «Poi però arrivano le lodi della critica, gli Oscar e le pacche sulle spalle».

Anche quest'anno, miopi, hanno puntato tutto su Dark Knight. E hanno riservato un budget pubblicitario anoressico per il lancio di Grand Torino: nemmeno una piccola première a New York, niente campagna stampa intelligente: nessuno ha segnalato ai media che uno dei figli di Eastwood, Scott, aveva una piccola parte o che le performance degli interpreti cinesi, da Bee Wang a Ahney Her, erano al livello di quelle dei premiatissimi attori alle prime armi del film Slumdog millionaire. Ma Eastwood non si arrende.

Sta girando una nuova pellicola, The human factor, sulla vita di Nelson Mandela (interpretato da Morgan Freeman) e ha appena acquistato, con i produttori della Warner Brothers, i diritti di First Man, la vita dell'astronauta Neil Armstrong. E continua a cercare la sceneggiatura di un grande western per tornare a indossare, a 80 anni, il cinturone e la pistola del giustiziere solitario.

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