Il peggiore è stato fermato nel pieno centro di Verona: nelle sue vene c’erano 3,15 microgrammi d’alcol per millilitro di sangue, oltre sei volte il limite massimo consentito per legge. Più che come automobilista ubriaco, i medici si sono interessati a lui come caso scientifico. «Ai tre microgrammi si è praticamente in coma etilico - ha spiegato Giovanni Serpelloni, direttore del Centro politiche antidroga del governo -. Questo è un caso limite». Ma se l’altro ieri notte non fosse scattato il giro di vite contro l’uso di droga e alcol tra gli automobilisti, questo «caso limite» avrebbe continuato, sulla soglia dello svenimento, a guidare impunemente. Una bomba innescata lanciata sulla sua berlina tra le strade della città scaligera. Un pericolo questa volta sventato, un pericolo purtroppo non isolato.
Quasi un automobilista su due, 37 tra gli 80 sottoposti nella notte di venerdì ai controlli medici, è risultato positivo ai test etilometrici o ai tamponi per la rilevazione di sostanze stupefacenti. Undici sono risultati positivi alla droga - cocaina e cannbis in testa - 17 all’alcol e nove a entrambe le sostanze. Questi i disarmanti risultati della sperimentazione dell’operazione «Drug on street», andata per la prima volta in scena in due città del Veneto, Peschiera del Garda e Verona.
In una zona con un altra concentrazione di discoteche e pub, dieci pattuglie della polizia stradale, otto dei carabinieri, quattro della Guardia della finanza e otto dei vigili urbani di Verona hanno controllato 576 veicoli, identificato 664 persone. Chi è apparso ubriaco o drogato è stato portato nei due centri per i controlli. E quello che è venuto fuori è un esercito di guidatori ubriachi, drogati o entrambe le cose assieme. L’esperimento veronese sarà portato dal sottosegretario Carlo Giovanardi alla conferenza Stato-Regioni. Starà poi a ciascun governatore decidere se adottarlo o no. «Risultati straordinari - ha commentato Giovanardi - che devono portare, e già lo fanno, a un calo della mortalità sulle strade. La notte scorsa, per via delle pattuglie sul territorio e la pubblicità data all’iniziativa, nel Veronese non si sono verificati incidenti con morti o feriti gravi. Si tratta di un modello che non porta costi aggiuntivi - ha spiegato - perché è fondato sulla collaborazione. Pertanto, è un modello esportabile».
Sembra che in questa direzione già qualcosa si stia muovendo: i risultati dell’esperimento hanno portato il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci a chiedere «di sperimentare il test nel proprio Comune - ha sottolineato Giovanardi - perché, come altre zone, il ravennate è tra quelle considerate a rischio. E nelle prossime settimane, anche grazie all’esperienza del Dipartimento per le politiche antidroga, guidato da Giovanni Serpelloni, si potrà ripetere l’esperienza in altre città».
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