La cocaina invade la neve: boom di sequestri

La denuncia della polizia di Salisburgo: "60 per cento di infortuni in più per la droga. Si usa dappertutto, sui tracciati e nelle baite". E spunta anche il maestro di sci-pusher

La cocaina invade la neve: boom di sequestri

Mai così tanta neve come quest’anno, sia sulle piste che nelle narici degli sciatori. Per la gioia di maestri di sci e spacciatori. Che, in alcuni casi, sono la stessa persona. L’allarme arriva dalla polizia austriaca: a bordo dei tracciati, sulle baite in cima alle discese, nei fuori pista in mezzo ai boschi, la polvere bianca impazza.

E non solo quella. Assieme alle bustine di «neve», le forze dell’ordine in servizio nei comprensori sciistici austriaci denunciano un aumento netto anche del consumo di Ecstasy. «Quest’anno il numero di incidenti sulle piste da sci direttamente riconducibili all’utilizzo di droghe è aumentato del 60 per cento» dichiara Christian Voggenberger, ufficiale della polizia di Salisburgo. E corollario del boom di consumo di sostanze stupefacenti la nascita di una nuova figura di spacciatore: il «pusher delle nevi». Gestori degli impianti, personale dei chioschi ristoro, alcuni maestri di sci. Tutti pronti a cavalcare la nuova lucrosa tendenza, che ha sostituito ai classici grappini o vin brulé strisce e pasticche.

Che la cocaina sia sbarcata in forze anche sulle Alpi non impressiona troppo le forze dell’ordine. È solo l’ennesimo esempio della pervasività di una sostanza in Europa sempre più massicciamente utilizzata; ma dal punto di vista della repressione, per i poliziotti la vendita di droga sulle piste da sci è un grattacapo. Beccare sul fatto uno spacciatore che, sci ai piedi, si può muovere liberamente su aree di svariati chilometri quadrati, è un’impresa. Ma neanche lo spaccio tra baite risulta facile da combattere, visto che metodiche di investigazione classiche come appostamenti e pedinamenti non possono essere applicate. «Siamo costretti ad agire immediatamente. Se un sospetto spacciatore, in una giornata di sciate, entra in un hotel o in una baita solo due o tre volte al giorno per vendere la droga, è ovvio che non si presentino molte occasioni di fermarlo».

Le parole di Voggenberger non sono piaciute a chi sul turismo invernale ci vive. Walter Veith, presidente dell’associazione degli albergatori di Salisburgo ha dichiarato di non sapere «se qualcuno dei miei colleghi, o di quanti lavorano nella gastronomia, vendono droga. Dovremmo invece - ha sottolineato - concentrarci sulla neve vera». Forse alla luce di quanto accade oggi nei resort dopo sci, Veith e soci cambieranno la campagna promozionale, che punta a presentare l’area degli impianti come un «posto per famiglie». «It's snowtime», cioè «è tempo della neve»: un claim pubblicitario facilmente fraintendibile.

Anche le associazioni dei maestri di sci non hanno gradito affatto di essere associati a pratiche come lo smercio di cocaina, e hanno sottolineato che quelli citati dalla polizia sono solo «alcuni casi isolati».

Ma le dichiarazioni di Voggenberger hanno suscitato un tale vespaio di polemiche da costringere il suo stesso superiore, il comandante della polizia austria Ernst Kroll, a presentare una mezza marcia indietro: «La droga è un problema generale della nostra società, non legato solo al turismo. La gente ha i soldi ed è annoiata». Tutto qui.

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