In coda al freddo per ore I saldi cancellano la crisi

(...)Soprattutto se messe in relazione con altri fenomeni: come il tutto esaurito - parola di tour operator - per le vacanze di Natale, con immagini da cine-panettone dalle Maldive a Mauritius, da New York a Sharm el Sheik. Mentre ristoranti, trattorie e pizzerie in questi mesi hanno continuato serenamente a fare il pieno.
E non che la campagna acquisti prenatalizia sia andata male, non sta nemmeno qui la spiegazione della corsa ai saldi, alla quale anche quest'anno i milanesi non hanno voluto rinunciare. E allora? Secondo una certa interpretazione socio-economica le cose starebbero così: a pagare la crisi sarebbero i ceti e le fasce sociali più deboli e marginali: lavoratori dipendenti in cassa integrazione, disoccupati, precari. È una spiegazione interessante ma che contraddice un’altra diagnosi proveniente dagli stessi ambienti, secondo la quale la divaricazione fra ricchi e poveri va allargandosi con una graduale scomparsa del ceto medio. Ma allora chi è che va in vacanza a Sharm, compra borse di Gucci e scarpe di Tod’s se non il ceto medio?
Forse, più semplicemente, le cose stanno così: chi ha un lavoro e guadagna uno stipendio, cioè la grande maggioranza dei milanesi e degli italiani (sì, perché qui da noi la disoccupazione è fra le più basse d'Europa), chi ogni mese porta a casa una busta paga patisce la crisi molto poco. Anzi, per certi versi ne è avvantaggiato, giacché i prezzi di molti prodotti sono diminuiti, come dimostra anche l'inflazione che cresce poco e in realtà quasi solo a causa del costo del carburante.
Proprio ieri il ministro Tremonti, come leggete in altra parte di questo giornale, non ha mancato di mettere una buona parola ammonendo che «la crisi non è finita» perché «come nei videogiochi, sconfitto un mostro ne sbuca subito un altro». Ora, il divo Giulio fra le sue molte e straordinarie attitudini non ha quella di mettere allegria e rasserenare l’interlocutore. Ma non è il suo mestiere, che invece è quello di tenere in ordine i conti anche a colpi d’accetta, se necessario. E lo fa benissimo e gliene siamo grati. Ma se dobbiamo giudicare dalle scene che abbiamo visto ieri in via Montenapoleone e in corso Vittorio Emanuele, in corso Buenos Aires e in via della Spiga ci sembra proprio che i milanesi i mostri di Tremonti li tengano lontani sventolando le carte di credito.
Bene così, comunque, anzi benissimo. Perché, ormai lo sanno anche i bambini, se non ripartono i consumi, se non riparte la domanda non riparte la produzione e la crisi non ci molla.

E a questo proposito, ne abbiamo parlato nei giorni scorsi, i dati ci dicono che Milano e la Lombardia si sono messe a trainare la ripresa. Perché, evidentemente, qui i consumi e la produzione sono ripartiti. Forse le file per i saldi si spiegano semplicemente così.

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