Colleferro in piazza per ricordare l’operaio morto

La polvere bianca veniva trasportata su un camper dal Perù fino in Italia

All’indomani della terribile esplosione alla Simmel, che ha causato la morte di un giovane operaio e il ferimento di altre persone, Colleferro ieri si è svegliata con centinaia di persone scese in piazza Italia, centro della cittadina. Una grande manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil per chiedere più sicurezza nei posti di lavoro, e per esprimere solidarietà ai familiari di Roberto Pignalberi, l’operaio ucciso dall’esplosione, alla giovane vedova, rimasta ora solo con Leonardo, nato appena un mese fa. Oltre a numerosi sindacalisti, presenti anche l’assessore regionale al Lavoro, Alessandra Tibaldi e i sindaci di Colleferro, Segni, Carpineto Romano e Serrone, il paesino ciociaro dove Pignalberi abitava. Alcuni esponenti del «coordinamento contro la guerra Valle del Sacco» e della «rete no-war Roma e Lazio» hanno esposto grandi striscioni con la scritta «Riconvertiamo le fabbriche di morte». I sindacati inoltre hanno deciso di avviare una raccolta fondi per aiutare la famiglia del povero operaio, dipendente della ditta di armi da pochi mesi con un contratto interinale. La Tibaldi ha quindi preannunciato l’intenzione di aprire un tavolo con le parti sociali per avviare una «mappatura» dei luoghi di lavoro, in particolare dei distretti industriali di Colleferro e Pomezia, le zone ritenute più a rischio in tutta la regione». Le bandiere del Comune di Colleferro per tutta la giornata di ieri sono rimaste a mezz’asta in segno di lutto, come deciso dal sindaco Mario Cacciotti che ha poi dichiarato: «In questo momento il primo pensiero di noi tutti va naturalmente alla famiglia di Roberto Pignalberi, ma anche agli altri operai che dovranno riprendere la loro attività lavorativa. Per questo dobbiamo capire esattamente come e perché si è verificato il terribile incidente». Su quest’ultimo aspetto proseguono intanto le indagini di carabinieri e polizia, coordinate dalla Procura di Velletri. Indagini svolte nel più stretto riserbo, una cortina dalla quale trapela solo l’eventualità più accreditata: un errore umano durante una particolare lavorazione che si stava svolgendo nel reparto dove si è verificata l’esplosione. A Serrone ieri pomeriggio la casa dell’operaio morto è stata meta incessante di un triste pellegrinaggio.

Nella mattinata uno zio e un cugino di Roberto erano entrati nello stabilimento per prelevare i suoi oggetti personali. I due sono usciti con in mano una busta di plastica contenente un paio di jeans, un giubbotto, un paio di scarponcini, un marsupio e un ombrello: tutto quello che nella «Simmel» è rimasto di Roberto.

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