Collezionare esonerati non è il rimedio

Nel calcio, come nella vita, c’è nobiltà e nobiltà, sangue e sangue: vincente, perdente, banale o mai banale. L’Inter appartiene ai mai banali. Un titolo di pregio, non di disprezzo. Non c’è squadra e società al mondo che sappia interpretare il ruolo con tale diversità e fantasia di comportamenti, che poi si ricollegano a fatti e personaggi. Ecco perché oggi pensare che l’Inter si rifugi nell’eterno gioco “cambio-non cambio” è far torto alla sua imprevedibilità. Troppo banale.

Ieri in tanti si saranno immaginati Moratti già al telefono quando le agenzie hanno scandito il licenziamento di Andres Villas Boas. Anzi, qualcuno è andato oltre: caccerà subito Ranieri e chiamerà il seducente portoghese che già conosce squadra, società e compagnia. Già, perché aver distrutto il Chelsea è assolutamente ininfluente ai fini degli orizzonti interisti. Villas Boas è l’ideale alter ego di Mourinho. Figuratevi la goduria delle disperate vedove Mou. Ma anche questo sarebbe troppo banale. E un po’ ridicolo. Può permettersi, Moratti, di allungare la serie dei suoi esonerati e non venir accusato di ridicolaggine? Non si parla dei tecnici da lui esonerati.

No, di quelli che esonerano gli altri e lui va a pescare: Mourinho arrivò all’Inter cacciato da Abramovich, Gasperini è stato messo da parte dal Genoa, Leonardo spedito dal Milan. E non molto diversa nella sostanza (non nei fatti) la vicenda fra Benitez e il Liverpool.

A tutto c’è un limite. L’Inter forse ha sfiorato il ridicolo sul campo. Eviti il resto. Ranieri non ha più futuro. Ma l’oscar del mai banale prevede un’altra conclusione. Villas Boas lasciatelo alle vedove. Almeno per ora.

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