Una speciale commissione per «contrastare i discorsi e i fenomeni di odio» su esempio di quella istituita in Senato dalla senatrice a vita Liliana Segre. Non era una casualità che proprio ieri, nella Giornata della memoria, il Consiglio comunale abbia messo all'ordine del giorno la discussione sull'istituzione del nuovo organismo. Alla fine la delibera presentata dalla presidente dell'Aula, Elena Buscemi è stata approvata con 27 «sì», un voto segreto, un «no» e tre astenuti. Ma non senza polemiche. Al voto non ha partecipato o ha votato contro il centrodestra che chiedeva di inserire le parole antisemitismo e razzismo, intolleranza, istigazione a odio e violenza nel nome della commissione, così come già avviene in quella presieduta da Liliana Segre, oltre a chiedere che la presidenza fosse alternata tra maggioranza e opposizione. «Oggi assistiamo purtroppo ad un ritorno di parole aggressive e intimidatorie che richiamano alle pagine terribili dell'antisemitismo - ha spiegato Buscemi -. Non solo: commenti sessisti, insulti razzisti, attacchi omofobici non sono fenomeni isolati». La discussione in Consiglio era stata preceduta dalle parole della senatrice Liliana Segre, messe nero su bianco in un messaggio letto in aula dalla presidente del Consiglio Elena Buscemi. «Purtroppo la diffusione dei discorsi d'odio, ma anche di altre forme di discriminazione contro donne, omosessuali, minoranze, migranti, sta conoscendo in questi anni forme sempre più preoccupanti ed inquietanti. Favorita come noto dall'incidenza e pervasività dei social media», ha detto la senatrice a vita che guida la commissione istituita in Senato contro i linguaggi d'odio. Dunque anche per questo ha salutato «con interesse e vicinanza la decisione del Consiglio Comunale di Milano di istituire la Commissione Speciale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d'odio che saprà essere all'altezza di fenomeni dal contrasto dei quali dipende il futuro e la qualità della nostra convivenza civile e democratica». A questo proposito Segre ha voluto ricordare campanelli di allarme risuonati proprio in questi giorni. «Non sorprende, ma preoccupa, che piattaforme e grandi companies internazionali, raccolte sotto l'etichetta di Big Tech, abbiano deciso di recente di smantellare proprio le tutele contro la diffusione abnorme di hate speech online - ha evidenziato la senatrice a vita - È di questi giorni la notizia che giganti come Facebook o Apple, per non dire di 'X', hanno deciso di abolire le forme indipendenti di Fact-Checking, che cercavano di arginare proprio le forme peggiori di hate speech, fake news». Un tema su cui si era soffermato anche il sindaco Sala nel pomeriggio incontrando gli studenti in occasione della Giornata della Memoria.
«Per fortuna - ha proseguito Segre - in Europa il Parlamento Europeo nel 2022 ha approvato la Legge sui servizi digitali (Dsa), ma anche quella sui mercati digitali (Dma), perché in effetti è decisivo il nesso fra problematica dei diritti e interessi reali, economici, di cui le grandi piattaforme sono portatrici. Diritti e poteri vanno considerati e affrontati insieme, perché insieme costituiscono il problema più allarmante».
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