Complotto continuo «vizio» di sinistra

M’inoltro con qualche disagio nella vicenda di don Pierino Gelmini, delle sue imputazioni, delle sue esternazioni. Disagio non perché mi sembrino anche remotamente verosimili le accuse a lui rivolte. I meccanismi della giustizia, anche quando siano utilizzati senza parzialità, risultano spaventosamente inadeguati se devono affrontare il mondo tenebroso della tossicodipendenza. S’è molto discusso, con ragione, sull’opportunità di ascoltare come testimoni i bambini di Rignano, e sulla validità dei loro racconti e ricordi: deformati, si teme, da fantasie infantili. Nell’universo dei drogati la deformazione - spesso strumentale, ricattatoria, vendicativa - non è possibile: è probabile per non dire certa. I verbali giudiziari riproducono parole, non la realtà devastata della dose e del buco.
Chi si assume - come don Gelmini - il compito tremendo di salvare almeno una parte dei dannati, si muove, appunto, in un inferno di sospetti, di cedimenti, di tradimenti. Le «rivelazioni» attuali, a mio avviso sicuramente calunniose - con il sèguito rituale di ripescaggi in carte ingiallite e in insinuazioni remote - non credo tolgano nulla all’immagine di don Gelmini. Non c’è bisogno d’aspettare che la giustizia si pronunci - come recita la formula d’obbligo - per esprimere una convinzione profonda. Vorrei aggiungere, ma mi riesce difficile, che nulla toglie all’immagine della Chiesa il chiacchiericcio d’altri sacerdoti dediti essi pure al riscatto dei tossicodipendenti, ma non immuni da antipatie, da gelosie, da invidie concorrenziali.
Negli sfoghi della sua indignazione don Gelmini se l’è presa, è noto, con una ipotetica lobby ebraica-radical chic. Dopodiché, resosi conto d’averla fatta grossa, ha precisato. S’era espresso male, la lobby non era ebraica ma massonica. Donde successiva rettifica della rettifica. In tanti a questo punto hanno dato sulla voce a don Gelmini, ricordandogli che quello della congiura demo-pluto-giudaico-massonica era stato un leitmotiv della propaganda fascista. Confesso che il riferimento di don Gelmini ha molto disturbato anche a me. Aggiungo, per lunga esperienza di vita, che i santi, gli eroi e i geni hanno sovente nella loro eccezionalità positiva anche qualche connotazione e manifestazione negativa: che a loro dev’essere perdonata, per gli altri meriti che hanno, e ai comuni mortali no.
Sì, il riferimento alle congiure di lobby planetarie ebraiche o massoniche è stato, per usare un eufemismo, molto incauto. Capisco le reazioni della comunità ebraica e delle istituzioni massoniche. Debbo tuttavia aggiungere che l’atteggiamento scandalizzato di alcuni esponenti della sinistra - ex comunista o democristiana - m’è parso ipocrita. Proprio in quell’ambito politico e ideologico la P2 - e la sua lista - è stata agitata come un randello contro gli avversari: per demonizzarli e squalificarli. Alla loggia coperta di Licio Gelli la magistratura ha attribuito le caratteristiche d’un torbido comitato d’affari, che nei suoi vertici associava elementi in vista della vita pubblica. Ma la sinistra ha voluto dimostrare, con l’inchiesta parlamentare e con le sue conclusioni, che la P2 era ben altro: era la matrice di tutte le stragi, di tutti i tentativi di golpe, di tutte le nequizie reazionarie. La sinistra ha fortemente voluto che la massoneria fosse l’ombra negativa incombente sul Paese.

Più o meno ciò che pensa o pensava o si riteneva pensasse don Gelmini. Dovrebbero esultare a sinistra per questa convergenza, per questa visione d’una Italia del complotto continuo. Invece gli danno addosso gli ingrati.
Mario Cervi

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