C'è un segreto artistico nella vita da boss di Gaspare Mutolo: l'amore per la pittura. Una passione nata in carcere e che oggi prosegue dal rifugio segreto nel quale non mancano certo colori, tele e pennelli. I suoi quadri sono gradevoli, pieni di colori, stile naif. Chi volesse acquistarli non deve rivolgersi alla polizia, ma al suo avvocato che cura il sito dove i dipinti di Mutolo sono in mostra: un vernissage virtuale al quale tutti sono invitati, basta digitare il sito www.mutologaspare.com. Il prezzi? Con un migliaia di euro si porta a casa in bel paesaggio siciliano splendente di fichi d'india. Gaspare Mutolo, chiamato Asparino, inizialmente fu meccanico poi si dedicò alla malavita. Da giovane si occupava solo di furti fino a quando non fu arrestato nel 1965. In carcere conobbe Totò Riina che lo presentò a Saro Riccobono, boss dei quartieri Partanna e Mondello di Palermo. Divenuto in breve tempo il più stretto collaboratore dei due, fu killer e trafficante di droga. Il suo contatto per la droga era il singaporegno Koh Bak Kin.
Arrestato più volte, conobbe anche Luciano Liggio e a suo nome dipinse alcuni quadri. Salvato da Riina durante la mattanza dei Riccobono nel 1982, venne coinvolto nel maxiprocesso istruito da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e condannato a 16 anni. Dal 1991 è pentito: tra le sue dichiarazioni, rilasciate a Vigna e Borsellino, i ruoli di Lima, Andreotti, Conti, Barreca, Mollica, D'Antoni e Signorino e Contrada. Dopo il suo pentimento è stato condannato al soggiorno obbligato nel comune di Gavorrano, dove ha vissuto con il figlio e la figlia.Mutolo non è il primo boss con un debole per l'arte. Luciano Liggio, ad esempio, imparò a dipingere dietro le sbarre grazie ad Alessandro Bronzini, un vero pittore nonostante i suo grossi guai giudiziari: «Lucianeddu voleva dipingere. Era una persona che intendeva migliorare la sua vita. Aveva capito che sarebbe rimasto in carcere e si stava attrezzando. Leggeva libri di filosofia».
C'è chi scrisse che Liggio dipingeva i quadri con le mani sporche di sangue. «E di questo Liggio soffrì tantissimo...».
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