Il Comune vuol fare in tre mesi quello che non ha fatto in decenni

Entro il 31 marzo tutti i cantieri sul rio Ferreggiano, protagonista dell'alluvione del 4 novembre, saranno conclusi. Ancor prima, il 10 marzo, quelli di via Donghi, dove il rio delle Rovare ha aperto squarci nell'asfalto. Entro tre mesi al massimo inizierà la demolizione del palazzo di via Giotto, responsabile invece del «tappo» sul torrente Chiaravagna a Sestri Ponente. Sono le date che ha fissato nel calendario della città di Genova l'assessore ai lavori pubblici del comune di Genova, Mario Margini. «I lavori si concludono con il 31 marzo - dice Margini - e si concludono avendo ripristinando il tutto non come era e dove era, ma tenendo conto di quanto successo, soprattutto per le sponde del fiume, che saranno più alte». Sono stati i consiglieri che compongono la commissione speciale sulle conseguenze dell'alluvione del 4 novembre, a chiedere all'assessore Margini di fare il punto della situazione, in attesa di un sopralluogo - il 7 febbraio - tra Marassi e San Fruttuoso.
27 i cantieri post alluvione conclusi. 64 quelli ancora in corso, dei quali sono stati completati almeno il 60 per cento dei lavori. 8 i milioni di euro già spesi. Ma sono ben di più quelli che servono per finire tutti i lavori dovuti all'alluvione, stimati in 126 milioni di euro. «Dov'è lo stato?», si chiedono ora i consiglieri comunali. Che arrivano a un accordo bipartisan, e sono pronti alla rivolta: «Facciamoci sentire. È una presa in giro - spiega Luciano Grillo, vicepresidente della neonata commissione sui fatti dell'alluvione del Comune di Genova -. È un messaggio di tensione che non vorremmo lanciare ma ci troviamo uniti, come gruppi, su questo punto: una protesta che potrebbe anche tradursi in una manifestazione, se sarà il caso».
L'altra partita riguarda il palazzo di via Giotto, ancora da abbattere dopo l'alluvione di Sestri del 2010. «Stiamo per chiudere 27 contratti di acquisizione su 30, nel palazzo incriminato - illustra Margini -. Sugli altri forse procederemo con degli espropri. Nel giro di qualche mese, 3 mesi al massimo, penso che la demolizione del palazzo sia un obiettivo». Tra demolizioni e lavori di ripristino post alluvione, c'è un progetto che - già sulla carta - sembra fare acqua da tutte le parti. È quello del silos per auto nell'area verde del Fassicomo, in zona Nostra Signora del Monte, sulle alture di San Fruttuoso. Il progetto sembra quanto mai inappropriato oggi, dopo le voragini che si sono aperte nello stesso quartiere a causa del rio delle Rovare, che scorre vicino. In consiglio comunale è stato interrogato sul tema l'assessore Gianni Vassallo, che ha fatto chiarezza. Forse fin troppa. Perché si è così scoperto che, da parere degli uffici, il progetto oggi «non sarebbe approvabile perché in area in parte allagabile», alla luce del nuovo Puc. Votato e approvato dal consiglio comunale il 7 dicembre 2011. Ma il progetto è stato approvato il 5 dicembre, del 2011, ovviamente. «Sono troppo pochi due giorni per non pensare male», hanno detto i consiglieri Stefano Balleari (Pdl) e Manuela Cappello (Gruppo misto). «La questione, a cui andremo a fondo - dice Balleari - ha tutta l'aria di una pratica votata in fretta e furia, prima che il Puc la potesse annullare».
E intanto il declassamento dell'autostrada mette tutti d'accordo. Il consiglio comunale ha chiesto a gran voce, con una mozione, il declassamento, ossia il portare a strada urbana il tratto che ora è a pagamento tra Voltri e Pegli.

È stata presentata una mozione, su iniziativa del consigliere Franco Maggi, che impegna sindaco e giunta ad avviare un tavolo di confronto con la società autostrade e iniziare una trattativa su quella porzione A10, accolta positivamente dalla giunta. La mozione è stata votata all'unanimità, con 21 voti. Voti non sufficienti per raggiungere il numero legale. La votazione sarà perciò rimandata alla prossima riunione di consiglio.

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