«Di fronte all'impossibilità da me evidenziata di mettere insieme in poco tempo la somma di 300 mila euro di cui la società non ha al momento attuale la disponibilità, i due militari hanno suggerito di procurarsi i soldi ipotecando un immobile e dichiarandosi disponibili ad accettare in futuro anche pagamenti rateali». Questo è il racconto fatto a verbale agli inquirenti dal titolare di una azienda di trasporti nel denunciare il comportamento di due uomini delle fiamme gialle della compagnia di Rho, impegnati da tempo in una verifica fiscale e che avevano minacciato di estendere l'attività ad altre società dello stesso gruppo nel caso non fossero stati «gratificati» con versamenti di denaro.
I due appartenenti alla gdf ora sono in carcere con l'accusa di concussione. L.P., il più giovane dei due, era stato arrestato nella tarda serata del 5 novembre subito dopo aver intascato la prima tranche da 40 mila euro consegnata dall'imprenditore il quale però prima si era messo d'accordo con gli investigatori preparando la trappola. S.R., 56 anni, finiva in carcere il 9 novembre sulla base delle dichiarazioni rese dal suo collega, dopo che aveva tentato di defilarsi e anche di influenzare la scelta dell'avvocato da parte di L.P.
L.P una volta arrestato si difendeva dicendo di non essersi messo d'accordo su altre rate di pagamento da parte dell'imprenditore e spiegava il tutto con queste parole: «Mi trovo in una situazione di difficoltà familiare. Mia moglie non prende lo stipendio da cinque mesi. È mia intenzione dimettermi dalla guardia di finanza». Per L.P. la richiesta di 300 mila euro sarebbe stata una iniziativa del suo capo operativo, S.R. e non sua. Per il gip Andrea Pellegrino che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare per S.R, «siamo in presenza di una ipotesi scolastica di concussione, i contenuti delle intercettazioni comprovano come l'indagato si sia attivato concretamente dopo l'arresto in flagranza del collega, cercando anche di influenzare la scelta del legale nell'evidente tentativo di poter in qualche modo controllare la situazione e "anticipare" così anche le proprie difese». Il gip ricorda che S.R. «si è messo freneticamente in contatto con più persone, in caserma con il comandante, successivamente con la moglie del collega arrestato verosimilmente per cercare coperture e per pubblicizzare patetiche prese di distanza, paventando un suo prossimo ed inevitabile coinvolgimento».
S.R. nell'interrogatorio di garanzia davanti al giudice delle indagini preliminari si è avvalso della facoltà di non rispondere, consigliato in questo senso dai suoi legali che non hanno ancora avuto la disponibilità degli atti dell'inchiesta.
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