Concutelli libero per motivi di salute

L’ex terrorista nero Pierluigi Concutelli, 67 anni, è in libertà per gravi motivi di salute. Pena sospesa fino al marzo del 2013, dunque, per il pluriesgastolano già leader di Ordine nuovo che si trovava agli arresti domiciliari presso l’abitazione del fratello a Portogruaro dal marzo del 2009, dopo che era stato colpito da un’ischemia cerebrale. Secondo il blog «Fascisteria» curato dal giornalista Ugo Maria Tassinari, Concutelli, che si alimenta e parla con difficoltà, è assistito da un amico e abita a Ostia.
Romano, iscritto giovanissimo al Fuan e al Msi, teorico e protagonista dell’eversione nera dei cosiddetti Anni di piombo, Concutelli è stato condannato a tre ergastoli: per l’omicidio del sostituto procuratore Vittorio Occorsio, avvenuto il 10 luglio del 1976 a Roma; e per aver ucciso nel carcere di Novara, insieme con Mario Tuti, i suoi camerati Ermanno Buzzi e Carmine Palladino, implicati nelle inchieste sulle stragi di Brescia e Bologna e considerati delatori, il 13 aprile del 1981. Dopo oltre 20 anni di cella, nel giugno del 2000 gli era stata concessa la semilibertà.
Come ha scritto nel suo libro Io, l’uomo nero e confermato nell’intervista tv concessa a La7 nel febbraio del 2008, il «Comandante» Concutelli non si è mai pentito di aver condotto la sua battaglia politica di neofascista rivoluzionario attraverso la lotta armata e non si è mai pentito né ha mai chiesto perdono ai familiari delle sue vittime. «Il senso di colpa non appartiene alla mia cultura - disse fra l’altro -. Il pentimento come atto di pubblica ammenda è sospetto, mentre il rimorso è un fatto personale e non molla chi lo nutre. Io sono stato e sarò per sempre un assassino ma questo non vuol dire che voglio ripetere certe azioni». E per sgombrare il campo da qualunque equivoco, il combattente nero che considerava i Nuclei armati rivoluzionari di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro una banda di giovani senza progetto né strategia: «Non rinnego niente, non sono un pentito, non mi sono mai inginocchiato per chiedere perdono allo Stato: ma non sono un terrorista, sono un assassino. Non mi considero né colpevole né innocente ma responsabile».
E alla notizia della decisione del tribunale di sorveglianza di Venezia, adottata «su difforme parere del Pg», sono seguite inevitabili le reazioni del nipote e del figlio di Occorsio. Per il primo, ventitreenne, l’uccisore di suo nonno meritava la morte. «In un momento in cui il presidente della Repubblica decide di dedicare la giornata della memoria delle vittime del terrorismo ai magistrati caduti in questa lotta, la liberazione di Concutelli non ha senso», ha detto Vittorio Occorsio che ha concluso: «almeno si rendesse utile dicendo chi erano i mandanti del delitto e chi gli ha detto che era l’ultimo giorno di lavoro di mio nonno prima di andare in vacanza».

Eugenio Occorsio, invece, ha espresso «grande amarezza e grande dolore» ma ha anche detto: «Non vorrei che prevalessero dichiarazioni estemporanee, come quella, improvvida e inopportuna, di mio figlio, che ha parlato di pena di morte».

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