Confalonieri: Silvio si sacrifichi io non farò il sindaco di Milano

«Se Letizia Moratti facesse un passo indietro mi auguro che altri ne facciano uno avanti»

Laura Rio

da Milano

Il dibattito parte subito infuocato. D'altra parte quando si mettono a confronto su un palco due pezzi da novanta della televisione italiana in questi giorni di fuoco non poteva essere diversamente. Il presidente Mediaset Fedele Confalonieri e il consigliere Rai Carlo Rognoni ieri sera alla festa dell'Unità di Milano se le sono date di santa ragione. Il popolo diessino ha sottolineato con applausi ogni passaggio provocatorio di Curzio Maltese sull'uso «politico» della Tv.
La prima bordata è arrivata da Confalonieri, stuzzicato sulla spinosa questione del passaggio dei diritti del calcio dalla Rai a Mediaset, vicenda classificata dalla sinistra come un chiaro esempio dei risultati del conflitto di interesse del premier. «Macché questione politica - sbotta - quelli della Rai il calcio non lo volevano visto che hanno offerto solo cento euro. Poi non capisco questo scandalo, la Tv pubblica non può avere diritti divini».
Dura la replica di Rognoni: «Si è trattato di un'asta truccata. Ci hanno presi per i fondelli. La Lega calcio ha trattato con noi per sei mesi e quando abbiamo raggiunto l'accordo per 67 milioni di euro, il giorno dopo ha cambiato idea e indetto un'asta. Che gara era se ormai si sapeva quanto noi potevamo offrire? In realtà, è stata una vendetta di Mediaset scottata per la perdita della Champions League».
Controreplica del presidente Mediaset: «Quale vendetta? Noi siamo una impresa privata, pensiamo solo a fare profitti».
Il popolo diessino, naturalmente, si è scaldato quando sono stati nominati Santoro e Biagi, i simboli dell'epurazione Rai dopo l'arrivo dell'era Berlusconi. «Se siete una televisione commerciale - ha chiesto provocatoriamente Curzio Maltese - perché non avete arruolato voi i due giornalisti?». E a questo punto Confalonieri si è preso gli unici fischi della serata: «Non sono appetibili commercialmente, quando stavano in Rai non vincevano sui concorrenti».
Sollecitato da Maltese (scroscianti applausi dal pubblico) a cambiare la legge Gasparri nel caso di una vittoria del centro-sinistra, Rognoni ha detto che «la legge è demenziale», che bisogna prima di tutto investire sulle tecnologie, che «nel 2004 si è prodotto un bilancio con un utile straordinario ma intanto non si è fatto servizio pubblico e comunque andare in borsa in queste condizioni è un imbroglio».
Confalonieri ha invece difeso la legge che ha «aperto spazi di pluralismo» e ha invitato «a guardare i sistemi televisivi del resto del mondo per accorgersi che quello italiano è più pluralista di molti altri». Sulla competizione Tullio Camiglieri, di Sky, ha ricordato che «il governo non può intervenire a gamba tesa contro le altre aziende finanziando il digitale terrestre a favore di Mediaset. Noi vogliamo competere sul mercato con regole certe per tutti».
Prima di entrare nell'infuocato dibattito, Confalonieri è intervenuto sulle questioni più politiche. Berlusconi ha detto che si deve sacrificare e ricandidarsi di nuovo? «Meglio, così avrò ancora un futuro a Mediaset», ha risposto scherzosamente.

Io candidarmi a sindaco? «Non se ne parla, voglio continuare a fare il mio lavoro». E se la Moratti dovesse fare un passo indietro? «Spero che qualcun altro faccia un passo avanti». Le consuete voci di vendita dell'azienda a Murdoch? «La famiglia non ne ha alcuna intenzione».

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