Roma - "La ripresa globale rimane solida, anche se meno rapida rispetto agli alti ritmi di fine 2010-2011". Ma, rileva l’analisi mensile "congiuntura flash" del centro studi di Confindustria, in questo contesto internazionale "l’Italia delude ancora: il pil ristagna assieme alla produzione industriale". E gli indicatori per i prossimi mesi "confermano i segnali di stagnazione: dopo il dato del primo trimestre sarà molto difficile andare oltre l’1 per cento di crescita nel 2011".
La crescita ristagna "La ripresa in Italia resta anemica", mentre la produzione industriale è "rimasta ferma" dice Confindustria, che confronta i dati del Pil nel primo trimestre (0,1%) con quelli di Germania (1,5%) e eurozona (0,8%). Mentre in prospettiva "gli indicatori anticipatori tracciano una dinamica ancora debole nel breve periodo", "sia le attese delle imprese e la fiducia dei consumatori confermano i segnali di stagnazione". E "si delineano tendenze poco favorevoli per i consumi", anche perché "la fiducia dei consumatori è diminuita a causa delle accresciute incertezze del contesto economico che incidono sulle prospettive individuali e sui bilanci delle famiglie". Nell’analisi del centro studi di via dell’Astronomia l’Italia delude ancora, perché "il pil ristagna, assieme alla produzione industriale; i consumi sono resi cauti dai timori di disoccupazione, con una Cig che ha smesso di sgonfiarsi; gli investimenti sono scoraggiati da margini di profitto che, già bassi nel confronto internazionale, sono stati ulteriormente erosi dall’aumento delle quotazioni delle commodity e del costo del lavoro per unità di prodotto". E' diverso lo scenario economico globale, che conferma la fase di "ripresa solida" nell’uscita dalla crisi economica, nonostante un rallentamento e "fattori frenanti" come l’impatto del terremoto in Giappone, i "rincari delle materie prime", le "strette monetarie nei paesi emergenti", la correzione dei deficit pubblici. Confindustria rileva che "si ampliano i differenziali tra le economie avanzate, soprattutto europee. Gli scambi mondiali hanno superato il picco pre crisi e gli ordini delineano un trend positivo; la Germania tiene il passo, il made in Italy no. Sono meno ampi gli squilibri commerciali; i cambi sono però governati soprattutto dai tassi di interesse (in rialzo negli emergenti e nell’area euro, fermi in America e Giappone) e dall’incertezza sulla gestione dei debiti sovrani, che imprime grande volatilità su tutti i mercati. Il caro materie prime, con i ribassi dell’ultimo mese (petrolio in testa), si è attenuato, ma non è venuto meno; ne risente anche l’inflazione core, che rimarrà contenuta. L’aumento dei flussi di capitali esteri beneficia in particolare l’Europa orientale e ne alimenterà lo sviluppo.
Il credito bancario resta molto selettivo e le banche nell’eurozona denunciano difficoltà di accesso ai mercati e di liquidità; i prestiti sono comunque tornati a salire ma a tassi più alti. Gli Stati Uniti marciano tra stop & go e ora creano posti di lavoro; Francia e soprattutto Germania fanno da locomotiva al resto di Eurolandia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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