La velocità è quella delle ali di una farfalla: 600 battiti al minuto. Ma non c'è nulla di romantico in un cuore malato di fibrillazione atriale. Solo in Italia circa 600 mila persone soffrono della più diffusa aritmia cardiaca. I numeri sono in crescita in tutta Europa e si prevede un raddoppio nel prossimo mezzo secolo.
Invecchiamento della popolazione ma anche stili di vita a rischio per il consumo di alcol e droghe, cocaina in testa, sono tra i primi fattori sotto accusa. La fibrillazione atriale colpisce circa il 2 per cento della popolazione e favorisce la formazione di coaguli nel cuore, con il rischio di fenomeni di embolo come l'ictus cerebrale. Per questo motivo i pazienti vengono di solito trattati con farmaci anticoagulanti e si punta oggi ad un salto di qualità con quelli orali di ultima generazione, invece di quelli parenterali, che offrono seri vantaggi per la facilità di impiego, dall'assenza di monitoraggio continuo alla flessibilità dei dosaggi che consente una migliore qualità della vita del paziente.
Al Congresso della Società Europea di Cardiologia, tenutosi a fine agosto a Parigi, sono stati presentati in particolare gli ultimi studi su un nuovo prodotto, appena lanciato in Giappone, che ha importanti potenzialità.
«Edoxaban - ha spiegato nella conferenza stampa lo scopritore della molecola, Satoshi Kunitada - inibisce in modo specifico, reversibile e diretto il Fattore Xa, un fattore della coagulazione presente nel sangue».
Negli ultimi 25 anni il ricercatore ha coordinato per Daiichi Sankyo lo studio del nuovo farmaco per il trattamento dei pazienti con fibrillazione atriale con una sola somministrazione giornaliera, in modo da ottimizzare l'equilibrio fra prevenzione degli eventi trombotici ed effetti collaterali, come il sanguinamento.
Edoxaban è stato approvato ad aprile e lanciato per la prima volta lo scorso luglio in Giappone per la profilassi delle tromboembolie venose nei pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica, in particolare artroplastica totale di ginocchio e anca e chirurgia per frattura d'anca.
«Tradurre i recenti progressi scientifici - ha detto José Luis Zamorano, direttore dell'Istituto Cardiovascolare di Madrid- in reali risultati terapeutici per i pazienti con fibrillazione atriale sottoposti ad anticoagulazione è una delle sfide chiave per ricercatori e clinici impegnati nel settore cardiovascolare».
Le attuali linee guida della Società europea di cardiologia per la gestione dei pazienti con fibrillazione atriale, secondo Zamorano, lasciano ancora «una serie di bisogni insoddisfatti» nelle strategie correnti di terapia anticoagulante orale.
«Gli antagonisti della vitamina K e le eparine - ha spiegato il cardiologo spagnolo- costituiscono gli attuali standard di cura, ma vengono sotto utilizzati per la prevenzione dell'ictus a causa di una serie di complessità legate alla somministrazione, quali una finestra terapeutica stretta, la necessità di un monitoraggio continuo e il rischio di sanguinamento ed emorragie».
La terapia anticoagulante ottimale richiede un delicato equilibrio, ha sostenuto il docente di Medicina alla Harvard Medical School di Boston Robert Giugliano, tra il risultato desiderato e cioè la prevenzione della trombosi e i risultati indesiderati, come il sanguinamento maggiore.
«Nonostante la necessità - ha precisato l'esperto- di un dosaggio flessibile per soddisfare i bisogni del più ampio spettro di pazienti, i nuovi farmaci vengono spesso testati come singolo dosaggio scegliendo quello più efficace ed abbastanza tollerato».
Decine di migliaia di europei sono stati coinvolti nei trial su Edoxaban e il programma di sviluppo clinico globale è tuttora in corso, focalizzato su indicazioni che comprendono la prevenzione dell'ictus e degli eventi embolici sistemici nei pazienti con fibrillazione atriale e il trattamento e la prevenzione delle tromboembolie venose ricorrenti.
Questo programma di sviluppo include lo studio ENGAGE AF-TIMI 48 ( il più grande studio randomizzato, in doppio cieco, multinazionale sulla fibrillazione atriale con l'arruolamento di oltre 21.000 pazienti) e lo studio HOKUSAI sulle tromboembolie venose (il più grande studio singolo di Fase III, randomizzato, in doppio cieco, multinazionale, sul trattamento e la prevenzione di queasta malattai).
Edoxaban è l'unica molecola della nuova classe degli inibitori del Fattore Xa che viene studiata per la fibrillazione atriale in due differenti dosaggi .
Lo studio è stato disegnato per consentire una specifica riduzione del dosaggio in qualunque momento a beneficio di quei pazienti potenzialmente esposti a un rischio specifico di sanguinamento.
«L'auspicio - ha detto Giugliano - è che il disegno unico di questo studio clinico possa rispondere al quesito sul come raggiungere un equilibrio ottimale tra efficacia e sicurezza per un ampio spettro di pazienti affetti da fibrillazione atriale.
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