CONSERVATORI DI SINISTRA

Una volta a quelli di sinistra piaceva chiamarsi progressisti. E chiamavano quelli di centrodestra conservatori. Ieri sono successe due cose, in Italia, che mostrano l'esatto contrario.
Silvio Berlusconi ha detto che la questione nucleare è una questione aperta. Che se ne deve occupare l'Europa, come del resto ha fatto anche nell'ultimo Consiglio europeo. Che i costi dell'energia, così, non sono sostenibili dalle famiglie e dalle imprese e che, quindi, occorre intervenire. Questo il leader del centrodestra «conservatore».
I «progressisti» esponenti regionali (piemontesi) di Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Verdi hanno inviato una lettera ai rappresentanti dell'Unione perché devono ascoltare quei movimenti e popolazione che si oppongono alla Tav (treni ad alta velocità) perché la questione è controversa. Mentre il leader del centrodestra si interroga sul nucleare, il centrosinistra è chiamato a discutere dalla sinistra (senza la quale è cadavere) se si debbano costruire o no le linee per i treni veloci.
La questione nucleare non l'ha aperta, o riaperta, Berlusconi. L'hanno riaperta le bollette che pagano le famiglie e le imprese. Il leader del centrodestra, in questo caso, ha dato voce ad altri: a tutti quelli che, pagando una bolletta salata (soprattutto in Italia dove l'Enel si è occupata a lungo di comprare telefonini e acquedotti e non di fare il possibile per far pagare meno cara la luce) hanno meno reddito per consumare oppure vedono gravare i costi dell'energia sui prezzi dei prodotti rendendoli meno competitivi. Naturalmente, alla velocità della luce, vari rappresentanti dei Verdi hanno detto che non se ne parla neanche. Il nucleare non conviene tant'è che all'estero da anni non vi investono più. A parte che non è così, comunque non investono perché hanno già investito in passato e i risultati positivi si vedono oggi perché loro hanno una bolletta meno salata della nostra e noi, spesso, compriamo proprio da loro energia. Vedi la Francia e la Svizzera.
La lettera dei comunisti e dei verdi piemontesi porrà un problema psicologico al professor Prodi che, se desse loro ragione, dovrebbe rinnegare il Prodi europeo che, in tante occasioni, si è fatto bello dei piani infrastrutturali varati in Europa. Che farà ora? Perché il Prodi 1 non aveva bisogno di voti ma il Prodi 2 dei voti di comunisti e verdi ne ha bisogno come il pane. Come li metterà insieme? E nel programma che presenterà cosa ci scriverà? I rappresentanti della sinistra piemontese non hanno scritto una lettera esortativa, hanno chiesto di sedersi al tavolo dove si discute di infrastrutture perché quei movimenti che non vogliono la Tav pongono delle «questioni ineludibili». Ineludibili vuol dire che non possono essere messe da parte. Se la vedrà lui, per carità. Ma non vorremmo mai dovercela vedere noi che di infrastrutture abbiamo bisogno quanto lui ha bisogno dei voti di chi non le vuole. Chiaro no?
Perché, in politica, uno può permettersi di essere progressista (vero) e un altro - invece - no? È semplice: perché il primo - il progressista - si regge sulle idee che propone e su quelle - poiché sono ragionevoli - attrae il consenso.

Il secondo - il conservatore di sinistra - deve rispondere ad un elettorato che è ideologicamente impostato e non può cambiare se no perde i voti. Tutto qua. E questo è successo ieri. E dobbiamo ricordarlo in vista delle prossime elezioni. Infrastrutture avvisate, mezze salvate.

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