Consiglio comunale sciolto a due mesi dal voto

«Maledetta energia pulita» devono aver pensato gli ammnistratori di Pieve di Teco, paese in provincia di Imperia. Il consiglio comunale eletto due mesi fa è caduto. Il motivo? Sette consiglieri - quattro dell’opposzione e tre della maggioranza vicini al centrodestra - si sono dimessi per una delibera che dà il via libera alla creazione di un centrale a biomasse, impianto che, bruciando materiale verde come strapaglie o resti biologici, produce energia. Una vicenda che già prima del voto aveva scatenato proteste in paese e che alla fine ha portato allo scioglimento del consiglio comunale a 64 giorni dal voto. È lo stesso sindaco, Alfredo Delfino, a ricostruire la vicenda: «All’inizio tutti eravamo favorevoli all’impianto. Alcune settimane prima del voto sono emersi dei dubbi, la popolazione si è sollevata contro l’impianto già previsto in una delibera e tutti i consiglieri hanno dichiarato di volerlo fermare.

Per noi non era possibile però bloccare tutto, gli altri non la pensavano così e si sono dimessi».
Delfino, vicesindaco nella precedente giunta, è stato eletto nella lista civica «Uniti per Pieve» e ha voluto come suo vice l’ex primo cittadino Renzo Brugenero. (...)

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