Milano - In Consiglio regionale della Lombardia va in scena la lotta delle t-shirt e sull'abbigliamento. Una vera e propria polemica che ha fatto infuriare il presidente Davide Boni, della Lega Nord. Motivo del contendere? La maglietta che il capogruppo dell’Italia dei Valori, Stefano Zamponi, aveva consegnato martedì, nell’aula del Pirellone, con la scritta "Finché non vedo non credo", in risposta a quella che Nicole Minetti indossava per le strade di Milano e che recitava così: "Senza t-shirt sono ancora meglio". La trovata di Zamponi non è piaciuta a Boni che ha richiamato l'esponente dell'Idv: "Non amo che i consiglieri si rincorrano in aula per consegnarsi una t-shirt. È un gesto volgare. Come fanno i cittadini ad avere rispetto di uno che guadagna diecimila euro al mese e viene in Consiglio per regalare la t-shirt alla Minetti? Questo, secondo me, è il male della politica".
Giro di vite sull'abbigliamento E come se non bastasse, Boni ha colto l'occasione per lanciare un giro di vite sull'abbigliamento in Consiglio. "Né camicia fuori dai pantaloni, né felpe in aula. In Consiglio Regionale ci vuole un abbigliamento rispettoso dell’istituzione. Non ne posso più di vedere consiglieri regionali con la camicia fuori e con la felpa non succede in nessun consiglio regionale, ci vuole un abbigliamento consono, non siamo al circolo delle bocce o alla fiera degli Oh bej oh bej". Insomma, per Boni "se non la cravatta è necessario almeno l’obbligo di giacca e camicia dentro i pantaloni per gli uomini e vestiti decorosi per le donne".
Zamponi chiede scusa Tornando invece a Zamponi, dopo la ramanzina il capogruppo Idv ha ammesso le sue colpe: "È stato un errore che non si ripeterà".
E ha chiesto "scusa a tutti quanti si sono sentiti offesi" dal suo gesto. "È stato un gesto che voleva essere una risposta ironica ad un atteggiamento spavaldo e irritante della consigliera eletta nel listino bloccato della maggioranza Pdl-Lega", precisa in una nota l’esponente Idv.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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