Un consorzio per raccogliere funghi

La Fontanabuona da funghi cerca consorzio per regolamentarne la raccolta. Ci starebbero in tre, Orero, Favale e Lorsica. Tre gruppi di lavoro ad esaminare un'ipotesi di statuto che produca gestione, tesserini, guardie giurate, rispetto per l'ambiente e soldini da reinvestire per sistemare sentieri e garantire presidio. Favale ha già i suoi volontari al lavoro. Venerdì scorso la seconda assemblea pubblica ad Orero. Fungaioli e proprietari terrieri a tavolino con il sindaco Fabio Arata, assessori e consiglieri. Dialetto e urgenze.
Due anni di mugugni per quei boschi alti invasi dai cercatori. Le terre del Ramaceto, Monte Bello e Gazzo. Roba da 15-20 chili al giorno. Le auto a centinaia a battere quella zona franca. Da Genova e Piacenza, che l'altro versante del Ramaceto guadagna Rezzoaglio, infila la strada dei boschi e scende al piacentino.
«Ce li troviamo tutti qui perché non si paga» sbotta Mino, fungaiolo e cacciatore da quattro anni. Che a rodere non sono solo i cestini pieni dei foresti. Sta tutto in quell'«aspettare l'alba a mille metri col caffé ancora caldo nel thermos. Il senso dei luoghi di una vita e i rituali che ti legano alla terra. «Posti da funghi non vuol dire niente. È quella fascia o quella pianta. Ci vai un paio di giorni prima per vedere a che punto sono, se stanno crescendo. Poi ci torni a colpo sicuro». Gli altri chiacchierano.
Arata sonda gli umori. Insiste che il consorzio deve nascere dalla volontà della sua gente. Ci sono gli anziani del paese e i giovani. Mancano i fungaioli storici. Forse temono di venire calmierati dal consorzio. Forse è quella diffidenza antica che ha bisogno di maglie larghe per assestarsi. Il sindaco raccoglie una trentina di adesioni di proprietari che intendono consorziarsi. All'appello ne mancano altrettanti.
L'assessore Gian Arata spinge sull'efficacia della proposta, mentre Francesco Sternativo, consigliere di minoranza, s'appella ad un'ordinanza sindacale che crei il consorzio, al di là della volontà dei proprietari: «Non possiamo rischiare d'essere l'unica zona franca».
Ma il sindaco non ha dubbi: «Nessun imperativo, l'amministrazione deve rispondere alle istanze della popolazione». Cerca tre volontari per far partire l'operazione. Per vagliare i chili di carte raccolte in questi due anni su strategie di consorzio. Mica facile. Deve stare in piedi e garantire presidio con guardie giurate la cui attrezzatura viaggia sui 250 euro a cranio. Poi la gestione dei tesserini e la burocrazia spicciola a far tornare i conti per un iter procedurale lungo sei mesi. Giusto in tempo per la prossima stagione. Senza code e gas di scarico.

«Il vantaggio per i residenti-chiarisce Arata-sono i giorni riservati per andare a funghi. Va da sé che la regolamentazione riduce l'afflusso».
I presenti annuiscono. Preistoria i beni frazionali. Restano i consorzi a segnare il passo nei boschi.

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