Onofrio Lopez
«È uno dei pochi casi della storia dell'arte nei quali la maestria pittorica eguaglia quella scultorea perché anche le sue tele sono materiche: la sovrapposizione dei drappeggi crea un effetto volume molto simile a quello di Botero». Il gallerista Stefano Contini presenta così la mostra «I dettagli luminosi», dedicata all'artista spagnolo Manolo Valdés e prorogata per sei mesi fino al 6 maggio prossimo nell'atelier veneziano di Calle Larga XXII Marzo. «È stato un successo incredibile e quest'estate organizzeremo a Pietrasanta un'esposizione dedicata alle sculture di Valdés come già in passato per Botero, Mitoraj e Larraz». Nella cittadina versiliana, ricorda Contini, «ogni anno si omaggia un grande scultore e quest'anno toccherà a Valdés».
«Valdés si ispira all'arte classica spagnola», sottolinea Contini ricordando le sue celebri meninas che non riflettono solo la trascendenza dell'opera pittorica di Velázquez, ma la reinterpretano proponendo una prospettiva contemporanea e spensierata di questa icona artistica tramite lo spazio tridimensionale della scultura. L'Infanta Margarita e la Reina Mariana sono così declinate in un modello di bellezza senza tempo e dalle caratteristiche quasi primitive. «Valdés sperimenta trasversalmente i vari metodi figurativi in un'evoluzione che è sempre incentrata sulla ricerca estetica. E oggi più che mai riesce a dare il meglio di se stesso», conclude Contini sottolineando che «lo studio della materia, il realismo pittorico e il ricorso a stratificazioni multidimensionali ne rendono lo stile subito riconoscibile».
Velázquez, Rembrandt, Matisse, sono infatti il punto di partenza per la creazione dell'opera. Il messaggio visivo che ne scaturisce è dotato di un'armonia di echi classicheggianti e allo stesso tempo di rottura con gli archetipi del passato. La serialità e la «riproducibilità» (vera «eresia» in ambito estetico) sono il tratto distintivo che avvicina le elaborazioni di Valdés alla Pop Art, ma con uno spirito differente: la precisa volontà dell'autore di rendere questa tradizione fruibile, disponibile all'osservatore, popolare. I soggetti affrontati sono svincolati dalle denunce politico-sociali che avevano caratterizzato il ventennio (1961-1981) di appartenenza al gruppo Equipo Crónica, collettivo valenciano che combinava elementi della Pop Art con l'estetica figurativa del movimento Nueva Figuración.
Il successo della mostra veneziana è l'occasione per tracciare un primo consuntivo per chi ha già scommesso sull'artista valenciano. «L'80% dei collezionisti proviene dall'estero, l'operare in una città come Venezia mi consente di avvicinarne molti», osserva Contini ricordando che «Valdés è molto conosciuto a livello globale, mentre fino all'anno scorso lo era un po' meno in Italia». Di sicuro la mostra ne ha aumentato la notorietà nel nostro Paese. «Anche gli italiani si stanno rendendo conto che bisogna far presto perché questo artista è un importante investimento», evidenzia il gallerista.
«Mi sembra di rivivere la stessa
esperienza che ho vissuto con Botero: il valore delle sue opere si è decuplicato rispetto a quando è stato presentato in Italia e credo che lo stesso accadrà per Valdes in quanto è uno dei grandi artisti contemporanei viventi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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