«Contro lo smog deboli le iniziative del Comune»

Anche il Pm2.5 e gli idrocarburi cancerogeni sarebbero diffusi in modo omogeneo in Lombardia

(...) Ma tant’è. Ecco allora lo studio che smentisce il Comune e l’accanimento del sindaco e dell’assessore a Mobilità e Ambiente Edoardo Croci. Si chiama «Parfil» ed è frutto del lavoro dell’Arpa (l’Agenzia regionale per la difesa dell’ambiente che dipende dalla Regione) insieme a tre università e diversi altri enti. In corso da due anni, non si è ancora concluso. Il primo dato che emerge è che a Milano tra il 2004 e il 2005 il Pm10 è sceso da 64 a 59 microgrammi per metro cubo. Ma soprattutto, nel 2005 il capoluogo lombardo ha avuto livelli di concentrazione media sostanzialmente uguali a quelli della riserva naturale di Bosco Fontana, a quota 53, dove al massimo le fonti inquinanti sono le puzzole, identici a Lodi (59) e ben al di sotto di Mantova (80 microgrammi). Superando di un soffio città meno popolose come Bergamo e Cremona (55), Como (50) e Cantù (49).
Ma il dato è ancora più evidente se si prende in considerazione il Pm2.5, cioè le particelle più fini e dannose per i polmoni. Con 36 microgrammi per metro cubo, Milano risulta perfettamente alla pari con Bosco Fontana e meno inquinata di Mantova (45) e Lodi (37). Mentre tra le città di pianura è battuta soltanto da Brescia con 30 microgrammi. Se poi si vanno a vedere i livelli invernali di Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), sostanze che secondo la medicina provocano il cancro, Milano risulta essere uno dei posti più salubri di tutta la Lombardia, con solo 1,2 nanogrammi per metro cubo. Meglio fa solo San Colombano al Lambro a quota 0,04, mentre risultano più inquinate la riserva di Bosco Fontana (1,3), Varese (1,6), Cantù e Mantova (1,9), Brescia (2,4), Saronno (2,5) e Lodi (2,6). «Sono dati che non devono stupire - rivela Guido Lanzani, responsabile organizzativo Qualità dell’aria di Arpa Lombardia - Bisogna pensare alla nostra regione e a tutta la Pianura padana come a un’enorme vasca da bagno: basta versare del colore rosso in un punto per colorare tutta l’acqua. Per il Pm10 è lo stesso. Le Alpi creano infatti un bacino chiuso, dove i venti sono rari e con velocità più basse». E, aggiunge il responsabile Arpa: «Occorre anche distinguere tra gli inquinanti primari, come i gas di scarico e quelli secondari, originati da reazioni chimiche. Accanto alle grandi vie di traffico e industrie ci sono soprattutto quelli primari, mentre quelli secondari risentono meno della vicinanza rispetto alle sorgenti».
Tra gli obiettivi della ricerca c’è anche quello di fornire strumenti e suggerimenti validi per le politiche ambientali. «Dai dati emerge chiaramente che è necessario agire su una scala di bacino, cioè con interventi che coinvolgano l’intera Pianura padana - afferma Lanzani - Poi tutte le iniziative su scala locale, come quelle dei singoli Comuni, sono benvenute e positive. Ma mi chiedo: sono sufficienti?». Una domanda che può quindi essere perfettamente applicata anche all’Ecopass. Sbagliato inoltre per Lanzani «fare paragoni tra la Lombardia e i Paesi del nord Europa.

Le nostre condizioni meteorologiche fanno sì che qualsiasi politica ambientale costi tre volte di più a Milano che a Parigi. Anche se l’inquinamento da noi può essere maggiore che in Svezia, i nostri cittadini non sono meno virtuosi della media europea».

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