Nessuno è perfetto, e anch'io devo ammettere una debolezza, alla quale quasi mai resisto. Al solo sentire le prime note della Internazionale, epico inno comunista, già mi emoziono. E se poi è cantata in russo non riesco a trattenere la commozione. Perché l'idea di un mondo fraterno nel quale il reciproco aiuto muove l'economia, e non l'interesse di pochi, è la più nobile. E per quanto mi dica poi che lo Stato, e i comunisti veri, di tanta nobiltà abbiano fatto scempio, tuttavia la debolezza mi resta.
Questo per dire che giudico ogni movente fraterno che si attui senza Stato e partiti, insomma la solidarietà cosciente, voluta e libera, davvero bella. Avrei insomma un pregiudizio positivo fino alle lacrime per quant'è fraterno, mutualistico e cooperativo. E però che ti leggo l'altro giorno sui giornali? Che a commuovere i potentati delle cooperative, anzi a gasarli non era più l'Internazionale. Infatti nell'eccitazione della tentata conquista di Bnl Consorte spiegherebbe a D'Alema: «Sto riunendo i cooperatori perché sono tutti gasati. Gli ho detto: però dovete darmi i soldi, non è che potete solo incoraggiarmi». Al che D'Alema: «Di quanto hai bisogno»; Consorte: «Di qualche centinaio di milioni di euro». Insomma aridanghete: dalla poesia rieccoci italianamente nel dovere di occuparci di prosa, come quasi sempre.
Trovo molto ignobile che qualcuno, chiunque, sia spiato, e che soprattutto se ne divulghino le battute e gli stati d'animo, non foss'altro perché ogni anima è precaria e vagabonda. Dunque inclina per sua natura senza rimedio a perdersi chiacchierando. Tuttavia mi pare vi sia un altro guaio ben poco considerato. Forse peggiore del discredito di D'Alema o Fassino o delle sinistre. Discredito che compiace i prodiani, e dunque per istinto di italiano settario mi dispiace. C'è il guaio di un tribunale ben più pericoloso di quello di Milano. Fossero comprovate, le trascrizioni che riempiono i giornali prima o poi finirebbero per essere lette a Bruxelles. Nel luminoso ufficio della signora Neelie Kroes, commissario europeo responsabile della politica di concorrenza. Là dove in uno scaffale riposa bel bello il recente ricorso delle associazioni del Commercio di Federdistribuzione, riguardo agli aiuti di Stato concessi alle cooperative. Si dubita in esso infatti che le cooperative siano ancora quelle dei tempi dell'anarchico Malatesta. E che dunque meritino i notevoli privilegi non solo fiscali con cui la legge seguita a premiarle.
Insomma, se vere, le gesta telefoniche di D'Alema illuminato di sognare assieme al compagno Ricucci, poi carcerato, sono per i sentimenti di sinistra un disdoro. Fanno sentire molto più imbecilli di me quei militanti che ancora per certi inni si commuovono, e votano Prodi. Ma non è questo il guaio maggiore. Danno ben più potente è che sulla scrivania della Kroes finisca quel colloquio tra Consorte e D'Alema. Perché offre un argomento potentissimo a quanti dubitano dei fini solidali delle cooperative odierne. Se la Kroes chiedesse magari di verificare le intercettazioni adesso trapelate e certe parole risultassero vere, diverrebbe ovvia l'apertura di uninchiesta formale.
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