Copenaghen - Galvanizzata dalla svolta anti-emissioni dell’amministrazione americana, la Conferenza di Copenaghen sul clima entra nel secondo giorno di lavori con una sola certezza, fanno notare gli esperti: non sarà facile arrivare ad un accordo, pur non giuridicamente vincolante. Anche il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, ha fatto sapere che la firma di un nuovo trattato sul clima al summit internazionale di Copenaghen "non è possibile" ma si potrà comunque raggiungere un accordo che contribuirà alla riduzione delle emissioni dei gas nocivi.
Verso l'accordo Secondo Barroso, "non ci sarà un trattato a Copenaghen, non è possibile, non è stato preparato, ci sono alcuni dei nostri partner che non sono preparati". Quello che l'Unione europea cerca di ottenere è, infatti un accordo che dopo metteremo in termini di legge affinchè diventi un trattato. Oggi Barroso è a Parigi dove si è intrattenuto per una colazione di lavoro all’Eliseo con il presidente francese, Nicolas Sarkozy. I grandi elementi sul tavolo: la limitazione dei gas a effetto serra per i Paesi più industrializzati e i contributi finanziari per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad adattarsi a questa minaccia. I Ventisette sono gli unici ad aver varato norme ambiziose contro i gas nocivi. "Siamo i soli ad aver adottato con una legge, e non solo con dichiarazioni politiche - ha concluso Barroso - la riduzione del 20% delle emissioni di Co2 per il 2020 e siamo pronti ad andare anche oltre se gli altri fanno uno sforzo, il che non è ancora il caso".
L'obiettivo del summit L’obiettivo largamente condiviso del summit è limitare la crescita della temperatura del mondo a due gradi centigradi, attraverso una drastica riduzione della emissioni di gas a effetto serra. Per sperare di restare sotto quota due gradi gli scienziati affermano che le emissioni globali di gas serra, dovute in larghissima parte alle combustione di carburanti fossili, vanno senz’altro dimezzate entro il 2050. Ma i conti non tornano. Gli impegni annunciati fino ad oggi dai paesi industrializzati per il 2020 implicano un calo tra il 12 e il 16% delle loro emissioni rispetto ai livelli del 1990, ben lontano dalla forchetta 25-40% individuata dagli esperti come buona base di partenza per raggiungere gli obiettivi al 2050. Le ultime settimane hanno portato buone notizie, con l’impegno preciso, anche se modesto, degli Usa, che promettono un taglio delle emissioni del 17% rispetto ai livelli del 2005. Concretamente, però, questo significa un calo del 4% in tutto.
Anche la promessa cinese di ridurre le emissioni del 40% entro il 2020 si traduce in poca cosa, si fa notare a Copenaghen, dove molti Paesi - tra questi l’Italia - reclamano un accordo vincolante per tutti, non per pochi soliti noti, vedi gli europei.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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