Gioca su un immaginario grottesco, tipico d'una certa tendenza del cinema argentino contemporaneo, da Storie pazzesche di Damián Szifrón del 2014 a Il cittadino illustre diretto due anni dopo da Mariano Cohn e Gastón Duprat, El Jockey (Kill The Jokey) diretto dal quarantaquattrenne argentino Luis Ortega (foto) già al suo ottavo film e in concorso alla 81esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. La storia ruota intorno a Remo Manfredini, fantino leggendario interpretato da uno straordinario Nahuel Pérez Biscayart, che ha un comportamento autodistruttivo. Oltretutto la sua ragazza, Abril (Úrsula Corberó, la ex Tokyo della serie Netflix La casa di carta), aspetta un figlio da lui ma è anche una fantina che sta iniziando a riscuotere più successo del compagno. Dietro di loro il boss mafioso Sirena che non ne può più delle intemperanze di Manfredini e lo fa correre per un'ultima volta per farlo rientrare dei debiti. Ma il fantino ha un grave incidente e, scappando dall'ospedale, per le strade di Buenos Aires inizia a trovare la sua vera identità e la libertà. La regia di Luis Ortega si muove tra movimenti barocchi e immaginari che richiamano anche il cinema di Kaurismaki per disegnare una Buenos Aires fuori dal tempo e popolata da un materiale umano sordido e pieno di freaks.
Grande è il lavoro sulla musica che pesca pure dal repertorio argentino più classico di Gardel assieme a sonorità più elettroniche che consentono al regista di realizzare sequenze di balli che sembrano danze molto suggestive e che acuiscono il senso generale di straniamento di un'opera eccentrica e originale.
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