Per la Corte dei Conti dalla Città metropolitana un danno erariale di 77 milioni con i derivati

Ma dopo le condanne "i consiglieri regionali sono più attenti ai rimborsi"

Per la Corte dei Conti dalla Città metropolitana un danno erariale di 77 milioni con i derivati

Tra le indagini del 2022 della Corti dei Conti della Lombardia sulla spesa pubblica, spicca quella nei confronti di «due importanti istituti bancari» e di 27 tra ex amministratori e dirigenti della Città metropolitana di Milano per la gestione di alcuni contratti derivati «Swap» ritenuti «manifestamente diseconomici» per l'ente. Il danno erariale, quantificato grazie alla consulenza della Banca d'Italia, è di oltre 77 milioni di euro, pari al valore delle commissioni, dei costi impliciti occultati dalle banche e dei flussi differenziali negativi corrisposti in adempimento dei contratti. Nella condotta degli istituti di credito la Procura ha ravvisato un «doloso occultamento delle reali condizioni finanziarie sottese alle operazioni in derivati» agevolato da «inescusabili condotte» anche omissive, improntate «a grave imperizia e negligenza» degli organi decisionali e burocratici della Città metropolitana.

Ai dirigenti pubblici la Corte contesta «l'assenza di quel minimo sforzo di attenzione» in presenza di contratti proposti dalle banche che evidenziavano profili di antigiuridicità talmente evidenti che «non potevano sfuggire agli amministratori anche privi di una conoscenza specifica in materia». Il caso è contenuto nella relazione del Procuratore regionale Paolo Evangelista presentata ieri in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2023 della Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti per la Lombardia. Come ha spiegato il presidente Antonio Marco Canu, la Corte nel 2022 ha emesso 130 sentenze in ambito di responsabilità amministrativa a fronte delle 104 emesse nel 2021. Limporto delle condanne comminate è passato dai 14 milioni e 760mila euro del 2021 a poco meno di 22 milioni di euro del 2022.

Tra le attività istruttorie più rilevanti, la Corte segnala anche quella che ha riguardato una presunta «illecita percezione di incentivi pubblici» relativi alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ai danni del Gestore dei servizi energetici Spa (Gse), società interamente partecipata dal Ministero dell'Economia. Un danno erariale stimato anche grazie alle indagini dalle Procura di Pavia in oltre 60 milioni di euro, l'ammontare degli incentivi per la produzione di energia green a fronte di una documentazione, ritenuta falsa, di provenienza del combustibile di biomasse legnose. Intanto, però, come ha fatto notare Canu, il timore di indagini e condanne hanno ormai reso l'usanza di percepire indebitamente rimborsi dai consiglieri regionali «un fenomeno in via d'estinzione».

Le preoccupazioni della Corte si rifanno invece all'articolo 21 del Decreto semplificazione con cui i magistrati rischiano di ritrovarsi con «le mani legate» sulle indagini. In vigore fino al 30 giugno 2023, con la speranza che non venga prorogata, la norma introdurrebbe «pesanti limitazioni delle responsabilità dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti». Su eventuali sprechi del periodo Covid su mascherine o banchi a rotelle, per esempio, la Procura della Corte non può intervenire per danno erariale, con il costo che finirà per gravare sui bilancio dello Stato e sui contribuenti.

Nel periodo di vigenza sussiste il cosiddetto «scudo erariale», con l'esclusione della responsabilità amministrativa per i dipendenti pubblici che hanno causato danni finanziari per condotte «commissive» colpose e connotate da grave imprudenza.

Alla base la convinzione che il timore di incorrere nella responsabilità amministrativa-contabile determinerebbe la paralisi della firma dei funzionari pubblici. Timori, tuttavia, «non dimostrati» per la Corte né supportati «da alcuna indagine o dato».

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