Alla corte del duca di Savoia

L’hanno presentata come «l’opposto della mostra spettacolo». «Corti e città. Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali» (alla Palazzina della Promotrice, via Balsamo Crivelli 11, fino al 14 maggio) non propone i soliti nomi da poster ma una meticolosa raccolta tra Italia, Svizzera e Francia di miniature, oreficerie, arazzi, mobili, e naturalmente sculture e dipinti, appartenenti al secolo in cui il conte Amedeo VIII di Savoia divenne duca colmando l’umiliante gap coi Visconti, già insigniti di quel titolo e “plebei” sino a poco prima. Un secolo di fioritura artistica tra castelli, monasteri, sedi vescovili, mentre al gotico si sovrapponevano nuovi stili, in una zona ora frammentata dai confini di tre stati.
Ma che possibilità di successo ha la mostra nella selva d’iniziative delle Olimpiadi culturali? «Il 23 dicembre c’erano 150 mila persone in fila per entrare al Museo civico di Arte antica - spiega la direttrice Enrica Pagella - riaperto solo per quel giorno dopo 18 anni di chiusura per lavori di messa a norma in seguito al rogo del cinema Statuto. Un vuoto che finirà il 6 ottobre con la riapertura definitiva. La mostra “Corti e città” è una tappa importante del percorso perché saranno esposte anche significative collezioni del museo».
Com’è stato sottolineato nella tavola rotonda sul mecenatismo, tenutasi alla fondazione Crt, le collezioni sono lasciti di imprenditori come Alberto Bruni Tedeschi e Leone Fontana.

Il primo, impegnato in un settore tecnologico (cavi elettrici) si riposava dal lavoro andando per antiquari, ma tutte quelle miniature medievali i figli non le avrebbero mai messe in casa, per cui decise di donarle alla città. Leone Fontana invece era un imprenditore di Lugano venuto a Torino per partecipare all’espansione urbanistica postunitaria. La sua collezione, rimasta a lungo nelle cantine del museo, finalmente tornerà visibile.

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