Magari fossero tutti come la mucca «Onestina», il bovino simbolo degli allevatori, portato fin sotto il Pirellone durante le ultime proteste. Purtroppo i manifestanti di Milano non sono sempre così tranquilli. E anche se la città oggi è deserta, da qui a un paio di settimane tornerà a fare i conti col calvario di proteste e cortei che tormentano il centro, bloccano il traffico, sporcano le strade, lasciano spesso vetrine infrante, cassonetti rovesciati e ( a volte) anche qualche chiazza di sangue sulla strada. In ogni caso anche le manifestazioni che non provocano danni - e ce ne sono- costano. Il servizio di transennamento, gli straordinari della pulizia municipale, la pulizia delle strade attraversate. Tutto questo ha un prezzo per le città. Roma vuole una tassa. Il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato rilancia con la proposta di una cauzione. «In questo modo- spiega- verrebbe tutelato il diritto costituzionale a manifestare ma vengono fatti rispettare anche i diritti della città di non vedere imbrattati i muri e le vetrine dei negozi». Ma quanto costano le manifestazioni a Milano? Si può calcolare partendo da un dato «fisiologico »: un corteo di dimensioni medio-grandi, come il Primo maggio, costa 50mila euro. Poco meno della metà va in pulizia delle strade e degli imbrattamenti e danni, il resto in servizio di polizia municipale e oneri vari. Ma è la media. La «festa» dei centri sociali per chiedere spazi lasciò un a scia di imbrattamenti e danni da 100mila euro. Ed è un valore che torna spesso, questo, nelle stime di Comune e polizia municipale laddove si verificano danni. E quante sono le manifestazioni a Milano? Se per manifestazioni intendiamo i sit-in, i banchetti, i comizi, i presidi e così via, dalla Questura confermano che la città, spesso senza che se ne abbia notizia, ne ospita almeno una al giorno. Non costano nulla? Limitiamoci a considerare i cortei del sabato. Quelli più grossi? Due al mese. Basterebbe una stima così al ribasso per superare il milione l’anno solo per gestione dell’ordine pubblico e pulizia. Due in caso di danni più seri. E di manifestazioni ce n’è per tutti i gusti, basta sfogliare gli archivi degli ultimi mesi per rendersene conto: marce contro il razzismo, contro la mafia, contro i tagli, cortei contro gli inceneritori, contro il caroaffitti. Piazze internazionaliste per l’unità dei popoli. Piazze filo-arabe per la Palestina e contro Israele, piazze anarchiche, piazze fasciste, piazze antagoniste, piazze ambientaliste. E i centri sociali, le sfilate degli omosessuali, quelle dei rifugiati, quelle per il lavoro. E poi ci sono loro, gli studenti, la vera anima di ogni sabato piazzaiolo milanese. L’Onda, il «No-Gelmini day», le occupazioni, i blitz ai rettorati. E la piazza spesso degenera. Basti pensare alle vetrine distrutte, ai cassonetti rovesciati, alle scritte in Duomo, ai manifestanti con le borse piene di spranghe, agli scontri per Forza Nuova, alle devastazioni in Buenos Aires, ai blitz alle basiliche, fino alle vere e proprie rivolte, come a Sarpi, Triboniano e magari via Padova. E il prezzo si alza ancora.
Senza considerare che per le aggressioni vergognose del 25 aprile agli ex deportati dei campi di sterminio o per le ingiurie contro i martiri di Nassiriya o di Kabul il costo, in termini di umiliazione per la città, è davvero incalcolabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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