Così il centrodestra prepara la controffensiva dei palinsesti

In Rai troppi programmi di sinistra, scontri nel Cda: l'ok alle trasmissioni solo di gennaio e febbraio. Dure critiche al direttore masi per i piani di produzione e le mancate nomine

Così il centrodestra prepara la controffensiva dei palinsesti

Giuliano Ferrara. Vittorio Sgarbi. Bruno Vespa (in «prime time»). Insomma, il sogno del pubblico che si rispecchia nel pensiero di centrodestra trasformato in realtà televisiva. Il nuovo anno potrebbe portare delle novità sul fronte dell’informazione tali da dissetare gli spettatori che da anni invocano programmi non schierati solamente a sinistra. Da contrapporre, meglio da affiancare, in una «visione più pluralista», ai vari Santoro, Floris, Annunziata, Dandini, Fazio, Lerner e via dicendo.
La fantasia che più ingolosisce il pubblico in cerca di vecchie gloriose idee liberali è il ritorno di Ferrara. L’omaccione di Otto e mezzo, lontano dagli schermi da tre anni, qualche giorno fa sul suo Foglio (se ne parla nell’articolo sopra) ha lasciato intendere che gli è tornata la voglia di fare Tv. Anche perché non gli mancano le «generose» proposte: «Potrei travestirmi, genere cabarettistico-teologico a me più confacente, in qualche figura di nuovo telepredicatore», ha scritto. Il suo articolo ha subito scatenato una ridda di indiscrezioni: cosa potrebbe scegliere? Un ritorno a La7 (lì però ci sono solo posti in piedi)? Un ingresso in Rai o, magari più probabile, a Mediaset? Si vedrà, se si lascerà convincere.
Ma il primo (molto atteso) ad apparire nella Tv di Stato sarà Sgarbi. Con la sua furia culturale, sta preparando sei puntate in prima serata su Raiuno: uno show di idee, valori, arte, spiritualità. Non frontalmente in contrasto con Vieni via con me di Fabio Fazio, ma con un respiro simile e proposte di pensiero molto differenti. La trasmissione, in principio prevista già in gennaio (nel caso in cui si fosse andati a elezioni), dovrebbe andare invece in onda a fine febbraio-inizio marzo. Condizionale è d’obbligo perché la trasmissione non è ancora presente nei palinsesti del prossimo anno. In corsa per approdare in «prime time» c’è anche Vespa: da sempre «proprietario» della seconda serata, da anni si parla di un suo approdo in un orario più visibile dove affrontare gli argomenti di cronaca e attualità politica con toni moderati. Finora non se ne è fatto nulla (tranne in casi speciali) perché la prima serata di Raiuno è tutta devota al varietà e alla fiction, però qualcosa potrebbe smuoversi dopo che - curiosamente - un consigliere di centrosinistra (Nino Rizzo Nervo) ha avanzato la proposta per la stagione 2011-2012. Magari l’esponente dell’opposizione lo vuole far schiantare nel confronto con Annozero, intanto qualcuno potrebbe cogliere la palla al balzo.
Certo è che la questione sta facendo saltare il banco in Rai. La settimana scorsa in Cda il consigliere di maggioranza Antonio Verro, vicinissimo alla componente Pdl, ha praticamente bloccato l’approvazione dei piani di produzione 2011. Motivo? In un elenco di programmi simili a quello dell’anno che sta finendo, l’unica trasmissione nuova era un talk di approfondimento presentato da Lucia Annunziata, quindi di sinistra. Invece - spiega Verro - «si dovrebbe garantire un maggiore pluralismo, da realizzare aggiungendo e non sottraendo risorse». In sostanza non si chiede di sopprimere l’Annunziata, ma di prevedere altri talk moderati. Invece, anche altri programmi di più facile gestazione come quello di Baudo e Vespa che dovrebbe celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia (previsto per le prossime settimane su Raiuno), pare sia ancora in alto mare.
Per uscire dall’empasse, il Cda ha approvato i palinsesti solo di gennaio e febbraio: di tutto il resto si torna a parlare dopo le feste. «Se non vedo cambiamenti - ribadisce Verro - il mio voto resterà contrario». Insomma, una dura stoccata al direttore generale Mauro Masi che, non solo si è visto bocciare settimane di lavoro e un faldone con un intero anno di palinsesti, ma che ancora una volta ha visto mettere in discussione la sua figura di manager. Criticato a destra e manca per il buco di bilancio dell’azienda e per il piano di rilancio, non è ancora riuscito a sistemate il rebus delle nomine dei dirigenti in posti chiave (Rai Parlamento, Rai News e Raidue più le reti tematiche).

Da mesi è dato in uscita: le voci di una sua veloce dipartita hanno ripreso a circolare dopo che si è scongiurato il ritorno alle urne (che solitamente in Rai blocca tutto). Il «fuoco amico» della settimana scorsa è un ulteriore segnale.

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