Così "Il Gattopardo" catturò i comunisti

A Berlino Est lessero il libro di Tomasi di Lampedusa come l'alba di un nuovo mondo

Così "Il Gattopardo" catturò i comunisti

Come accadde che un Principe siciliano divenne socialista...

In effetti è strano. Come è potuto succedere che un romanzo italianissimo, anzi sicilianissimo, scritto da un nobile di sangue - del casato dei Tomasi di Lampedusa - e aristocratico di spirito, uno squisito conservatore che negli anni Venti si era innamorato persino del Duce (Ah! Mussolini!); rifiutato da blasonate case editrici (Mondadori in primis, Einaudi in secundis), pubblicato infine nel 1958 con un colpo di coraggio e d'eresia, grazie a Giorgio Bassani, da Feltrinelli; stroncato da Mario Alicata, Elio Vittorini e Leonardo Sciascia, osteggiato in Patria proprio dal Partito comunista, e che non ha mai convinto davvero l'intellighenzia italica; un libro cinico e rassegnato che irride la rivoluzione risorgimentale, dà del cornuto all'eroe (socialista) dei Due Mondi, ignora la lotta di classe, e forse la disprezza; e il cui protagonista-autore non crede ad alcun vero cambiamento, figurati nel progresso... Come è potuto succedere, ci chiediamo, che Il Gattopardo, con un simile pedigree, già nel '61 sia stato tradotto nella Repubblica Democratica Tedesca per diventare in poco tempo non solo un bestseller nella Germania Est, ma un libro la cui lettura era consigliata Oltrecortina come un romanzo-simbolo del nuovo corso socialista?

Che strana storia... Qualcuno dovrebbe spiegarci come sia potuto accadere tutto ciò.

E infatti è quello che fa, oggi, Bernardina Rago, germanista e studiosa specializzata nella ricezione della letteratura italiana nella Ddr, la quale pubblica - da Feltrinelli, ça va sans dire - un saggio originalissimo, Il Gattopardo a guardia del Muro, sottotitolo: «Storia di un giallo letterario nella Germania socialista», in cui fra editoria e politica, attraverso nuovi materiali d'archivio, testimonianze dirette e documenti inediti, racconta come, grazie al fiuto di un alto funzionario tedesco, il quale sapeva apprezzare la qualità letteraria dei libri, oltre che l'ortodossia ideologica, si riuscì a curvare un capolavoro del Novecento italiano a una lettura marxista. È una storia romanzesca su un romanzo storico, fatta di aristocratici siciliani, di revisionismi, pareri di lettura, bocciature, censure, affinità elettive (come amano la Sicilia certi tedeschi...), stroncature e postfazioni confezionate ad hoc per meglio contestualizzare, dottrinariamente, il libro... E fu così che alla fine Il Gattopardo non apparve più come un romanzo conservatore, o peggio di retroguardia, che rimpiangeva un mondo aristocratico che non ci sarà più, ma come un'opera nuova che celebrando coscienziosamente un mondo destinato a scomparire apriva lo sguardo dei lettori sul futuro e trovava rispondenze nella storia contemporanea...

E tutto ciò accadde proprio a cavallo di quel 1961 in cui a Berlino si decise di erigere la famigerata «Barriera di difesa antifascista» che dividerà la libertà dall'oppressione fino al 1989. Aldiquà aldilà del Muro...

La conclusione editoriale della storia porta la data 27 novembre 1961, quando nelle librerie della Germania Est, tre anni dopo l'uscita italiana, arrivano le 10mila copie - che andranno esaurite nel giro di pochi giorni - della prima tiratura del romanzo Der Leopard di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato da una casa editrice fedele al Partito, la Rütten & Loening, copertina rossa con stemma blu (più bella di quella della Feltrinelli), costo 7,80 marchi Est, prezzo di fascia alta per un libro. Il 13 agosto si erano chiuse definitivamente le frontiere fra l'Occidente e il mondo socialista: Il Gattopardo è l'ultimo libro straniero ad entrare a Berlino Est prima del Muro.

L'inizio della storia invece ha una data meno certa, un giorno del 1958 in cui a Alfred Kurella, potentissimo capo della Commissione cultura del Comitato centrale della Sed, il Partito socialista unificato tedesco, braccio destro di Walter Ulbricht, capo di Stato della Repubblica Democratica Tedesca, e «uomo del Cremlino a Berlino», capitò in mano una copia del Gattopardo, che lui lesse in italiano e di cui si innamorò. Dopodiché i pregiudizi ideologici, le critiche internazionali, gli imprevisti burocratici, i veti politici e gli attacchi dell'intellettualità di sinistra più ortodossa poterono solo rallentare, ma non fermare, la traduzione e la pubblicazione del libro a Est.

Tra le pagine più belle del saggio di Bernardina Rago (250 pagine, con molte digressioni, potevano essere anche solo 150 e il libro avrebbe funzionato comunque perfettamente), segnaliamo: quelle che stanano l'incapacità di molta sinistra italiana a capire il romanzo di Lampedusa, troppo nobile e troppo poco comunista (anzi, per nulla) per essere apprezzato per quello che era: un grande scrittore tout court; quelle dedicate ai profili biografici paralleli di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e di Alfred Kurella, autore peraltro di una partecipe e intelligente postfazione all'edizione tedesca, riportata in italiano nel libro (i due sono coetanei, entrambi di origini aristocratiche, poliglotti, viaggiatori, robustissima formazione umanistica, studi universitari interrotti, biblioteche di casa sontuose, interessi per la psicanalisi, una passione per Goethe...

); quelle sui destini editoriali molto simili del Gattopardo e del Dottor Zivago, la cui pubblicazione in Italia quattro anni prima aveva causato una crisi politica tra Mosca e il Pci di Togliatti, che non era riuscito a fermarne l'uscita; e quelle che rivelano come la volontà di un singolo, Kurella, convinto dell'eccezionalità letteraria del Gattopardo, può battere le insidie incrociate delle procedure e i sospetti di eresia ideologica (e persino la mancanza di carta dei Paesi socialisti negli anni della Guerra fredda...). Dimostrando - ogni tanto nel corso della Storia accade - come un libro bello possa avere la meglio sul libro giusto.

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