Così i poteri forti sono tornati all’assalto del Cav

In presenza di rapporti politici fra i più aspri si discute sulle somiglianze e le differenze della situazione attuale riguardante la corruzione politica e la tangentopoli degli anni ’92-94. Queste differenze, a nostro avviso, esistono e sono molteplici

In presenza di rapporti politici fra i più aspri si discute sulle somiglianze e le differenze della situazione attuale riguardante la corruzione politica e la tangentopoli degli anni ’92-94. Queste differenze, a nostro avviso, esistono e sono molteplici.
La tangentopoli liquidata da Mani pulite nel ’92-94 era un «sistema» che era decollato dagli anni Quaranta, che coinvolgeva gran parte dei gruppi imprenditoriali e tutti i partiti dell’arco costituzionale (l’Msi si finanziava in modo anomalo) e che si fondava sull’esistenza di un finanziamento di natura irregolare di partiti molto strutturati (sedi, funzionari, giornali, propaganda, campagne elettorali ecc.) e di correnti interne ad essi assai agguerrite e forti. Nelle pieghe di questo finanziamento irregolare ci furono anche episodi di corruzione individuali, crescenti dalla seconda metà degli anni Ottanta. Quel sistema fu liquidato in modo unilaterale da una magistratura «deviata», come ha detto Formica: alcuni partiti e gruppi economici furono distrutti, altri invece furono «salvati», altri ancora solo «sfiorati».
Adesso la situazione è molto diversa. Non c’è più un finanziamento irregolare dei partiti, che vengono alimentati da un consistente finanziamento pubblico o da un finanziamento privato regolato da fondazioni, da cene ecc. Al di fuori di tutto ciò, c’è solo affarismo o corruzioni individuali e di cordata, nelle quali spesso il ruolo fondamentale è esercitato dagli alti burocrati (che oggi nel ridimensionamento dei partiti svolgono un ruolo egemone), da privati imprenditori, da singoli uomini politici, specie a livello locale. Queste «cordate» sono ai margini della politica, anzi utilizzano la politica ai fini dell’arricchimento di individui o di gruppetti. Di conseguenza ci troviamo di fronte ad un fenomeno incomparabile con il precedente, che è assai più negativo, e che va nettamente espulso dalla politica per evitare che essa venga da esso inquinata.
Tutto ciò si inserisce in un quadro generale assai inquietante che è quello descritto da Sandro Bondi in un precedente articolo sul Giornale. Nel 1994 Berlusconi è entrato in politica in modo del tutto imprevedibile riempiendo il vuoto provocato dall’uso politico di Mani pulite (aree cattoliche, liberali, socialiste-riformiste di centrosinistra erano rimaste prive di riferimenti politici e altrettanto le varie forze del lavoro autonomo). Tutto ciò da allora ad oggi non è stato «accettato» da una parte dell’establishment finanziario, editoriale, giudiziario, dei corpi separati e dalla maggioranza della sinistra che è ricorsa al circo mediatico-giudiziario per liquidare questo «fenomeno» atipico (di qui l’antiberlusconismo organico di tutti questi anni che sta dominando appunto dal 1994 la vita politica italiana anche se qualcuno fa finta che tutto ciò non esiste).
Malgrado tutto, però, Berlusconi ha resistito anche alle sconfitte elettorali e nel 2008 ha vinto per la terza volta le elezioni. Quel risultato, malgrado i salamelecchi formali, non è stato accettato da alcune forze. Allora, come ricordava Bondi, dal 2009 è in atto un’escalation contro Berlusconi: di qui prima l’operazione gossip che ha liquidato tutto il tradizionale lassismo nei confronti del sesso rispetto alla lotta politica. Malgrado tutto, quella vicenda non ha spostato la popolarità di Berlusconi e tantomeno ha messo in crisi il governo. Allora è scattata l’operazione Spatuzza (che per alcuni giorni ha avuto sui media un’enfatizzazione parossistica) e tutta la tematica mafiosa-stragista. Anch’essa ha fatto flop anche se ha tuttora una coda derivante dall’uso politico-giudiziario-mediatico di Ciancimino jr. Finora pure questa campagna - anche per la sua fragilità, incongruenza, aspetti grotteschi - non ha «sfondato». Allora da qualche tempo a questa parte è stata preparata con cura e poi fatta decollare una terza fase che non riguarda più direttamente Berlusconi, ma vari «pezzi» di mondo che lo circonda (dal caso Bertolaso e i numerosi affini, ad episodi avvenuti in Lombardia).
Tutto ciò è ancora confusamente nel suo corso. Proprio perché ci troviamo di fronte ad una terza fase «transitoria» e «magmatica», però, una delle risposte (non la sola evidentemente) deve consistere nel «rigore» con cui essa va affrontata. Allora, anche adottando il metodo del massimo garantismo e del rifiuto assoluto di giudizi determinati dall’«onda mediatica», quando è evidente e provato che sono stati commessi reati (vedi episodio del consigliere comunale di Milano, per fare solo un esempio), allora la presa di distanza deve essere netta e chiara perché su Berlusconi e su tutta una storia e vicenda politica (compresa quella riguardante Forza Italia, come ricordava l’onorevole. Biancofiore) non possono ricadere le conseguenze di disegni personali di arricchimento illecito. Allora la difesa e la controffensiva sull’uso politico della giustizia non può essere indebolita dalla difesa indifferenziata di tutto e di tutti, cosa che favorirebbe, invece di smontare, l’operazione principale. Tutto ciò nell’immediato deve avere conseguenze sulla formazione delle liste e anche sulla scelta dei gruppi dirigenti ad ogni livello.
Questo rigore politico, lo diciamo chiaramente, è altra cosa da iniziative prese a livello di Commissione Antimafia e nella Commissione Affari Costituzionali che, in nome della lotta alla mafia, rischiano di produrre normative assai pericolose sul terreno della libertà individuale e anche degli strumenti che verrebbero dati ai settori più estremisti della magistratura.

La lotta alla mafia, che è sacrosanta, non può tradursi in una società e in un sistema politico fondati sul «sospetto» lungo modelli già ben conosciuti e che, in contesti diversi, hanno già prodotto effetti devastanti.
*Presidente dei deputati del Pdl

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