Naso «grosso», labbra «pronunziate», occhi «piccolissimi»: Tolstoj si considerava duna bruttezza «intelligente». Lombroso vedeva in quei tratti i segni del genio. Ma secondo lo scienziato celebre per gli studi antropometrici su delinquenti e matti, il genio, come il crimine e la pazzia, era frutto di tare degenerative. Il viso di Tolstoj era lesempio lampante.
Nel 1897 Lombroso accettò linvito al congresso medico internazionale di Mosca. E non sprecò loccasione di visitare loggetto dei suoi studi su genio e follia. Lincontro con Tolstoj è ricostruito da Paolo Mazzarello in un libro esilarante, Il genio e lalienista (Bollati Boringhieri, pagg. 123, euro 10), istruttivo spaccato dellepoca. Docente di storia della medicina alluniversità di Pavia, autore di una biografia su Golgi (Oxford University Press) e di Costantinopoli 1786. La congiura e la beffa: lintrigo Spallanzani (Bollati Boringhieri), Mazzarello ha anche il merito di far luce su alcune pagine di Resurrezione, il romanzo che Tolstoj dedicò alla vera storia di una prostituta assassina. Quelle dove Lombroso è descritto come un imbecille. Parlava con conoscenza di causa.
Per valutare il metodo lombrosiano basti questepisodio. Lo scienziato chiese al capo della polizia parigina foto di donne delinquenti per illustrare unopera. Quando fu pubblicata ne inviò copia a Parigi. Dove si accorsero dellerrore: invece di foto di criminali avevano mandato quelle di commercianti che avevano chiesto licenza di vendita! Lombroso le aveva catalogate come degenerate con scritto in faccia la propria condanna biologica. Questo determinismo era uno dei motivi della popolarità di Lombroso. Se chi è affetto da tare degenerative criminogene non può fare a meno di manifestare la propria brutalità, è necessario tenerlo prigioniero a pena conclusa. Teorie che autorizzavano le politiche più repressive. Stupisce dunque che Lombroso, appartenente alla categoria più invisa allo zar (gli ebrei) non solo non fu espulso come accadde a due colleghi correligionari ma persino invitato al Cremlino?
Giunto a Mosca scrisse a Tolstoj per chiedere udienza. Ottenuta risposta positiva, in treno raggiunse Jasnaja Poljana. Il conte settantenne come al solito vestiva con una blusa da contadino. La sua agilità felina e la forza leonina, esibite con compiacimento, saranno sembrate al gracile alienista prova della dimensione atavico-degenerativa del genio russo. Ma tornarono utili quando lo scienziato rischiò di annegare durante un bagno in corso dacqua. Lo scrittore lafferrò per i capelli e lo tirò fuori. I due non furono comunque daccordo su niente. Tolstoj non mangiava carne, aiutava le sette perseguitate (i guadagni di Resurrezione finanzieranno lemigrazione in Canada degli aderenti alla setta pacifista dei «duchobory»), non concepiva il carcere e si faceva le scarpe da solo. Lombroso non capiva come mai uno che maneggiava così bene la penna perdesse tempo ad «aggiustarsi le scarpe».
Più felice la conoscenza con Sofija, la moglie di Tolstoj che aveva con lo scrittore un rapporto materno e conflittuale e ne subiva gli assalti sessuali, immutati nonostante letà ma seguiti da sempre più frequenti crisi di pentimento mistico (Tolstoj fu scomunicato dalla chiesa ortodossa per il racconto La sonata a Kreutzer, dove condannava qualsiasi rapporto carnale).
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