"Così parlo di etica alle big tech. E mi ascoltano..."

Don Andrea Ciucci è coordinatore della sede centrale della Pontificia accademia per la vita e segretario della Fondazione vaticana RenAIssance per l'etica dell'Intelligenza artificiale.

"Così parlo di etica alle big tech. E mi ascoltano..."

Don Andrea Ciucci, quante volte le hanno chiesto: «Scusi, ma perché lei è qui?» «Tutte...». Don Andrea Ciucci è coordinatore della sede centrale della Pontificia accademia per la vita e segretario della Fondazione vaticana RenAIssance per l'etica dell'Intelligenza artificiale. È di questo che parla, per esempio, con i vertici di Microsoft o di Ibm (tra i firmatari della Rome Call nel 2020, un protocollo sull'etica dell'Intelligenza artificiale) o con gli scienziati al Mila Québec AI Institute di Yoshua Bengio (guru del machine learning), o ai convegni sui robot... Ed è per questo che, quando lo vedono vestito da prete, c'è sempre qualcuno che gli chiede: Scusi, ma perché lei è qui?, come si intitola il libro/diario in cui racconta le sue esperienze (Terre di mezzo, pagg. 128, euro 14).

Che cosa ci fa lì?

«Testimonio una preoccupazione per la vita dell'uomo. Se no le religioni che cosa ci stanno a fare?».

Quale preoccupazione?

«Il fatto di essere cresciuti con un tablet in mano segna l'apprendimento dei nativi digitali, la loro idea di costruire le relazioni, il modo in cui si affacciano e affrontano questo mondo».

Per esempio?

«Perché il nipote insegna al nonno a usare lo smartphone? Perché il nonno ha un approccio deduttivo: è abituato al libretto di istruzioni; il ragazzino, col tablet, ha imparato in modo induttivo, provando. E questo perché l'errore si può sempre cancellare, basta fare ctrl+alt+canc. Ma un ctrl+alt+canc esistenziale non esiste e, se sei abituato così...».

Altri problemi?

«Se una serie di decisioni significative per le persone sono prese dalle macchine, dobbiamo chiederci: come progettiamo le macchine? O che cosa significa se, in una serie di decisioni, non mettiamo l'empatia fra gli elementi costitutivi? O il controllo dei dati».

Scrive: la vita delle persone diventa la materia prima della Ia.

«È così. Oggi mettiamo tutto online, tutto».

Come viene accolto dalle big tech?

«Questi interlocutori primari si sono affacciati, condividendo una seria preoccupazione per quello che hanno in mano».

Come si parla a un mondo così diverso?

«È lo stile dell'Accademia: la prima cosa che facciamo è metterci in ascolto, certamente con la nostra storia e tradizione. E, quando ascolti, può nascere un dialogo rispettoso e reciproco».

È possibile una scienza che metta al centro l'uomo?

«Basterebbe che lo custodisse e che fosse a favore dell'uomo e, in questo, qualche margine di manovra c'è».

Nella Biblioteca vaticana ha mostrato al presidente di Microsoft Brad Smith le lettere di Galileo e la Bibbia di Gutenberg.

«I testi su uno dei massimi momenti di distanza fra Scienza e Chiesa osservati

con un massimo esponente della tecnologia, che era appena stato dal Papa: vuole dire che qualcosa si può fare, che dialogare insieme è possibile. Di fronte alla Bibbia, qualcuno ha detto: This is Word before Microsoft...».

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