Da Craxi a Willy Brandt: Intini racconta il '900

L'esponente socialista, attraverso 48 protagonisti e molti comprimari, fa rivivere un'epoca complessa

Da Craxi a Willy Brandt: Intini racconta il '900

Da un politico che scrive del suo recente passato ci possiamo aspettare, in ordine di probabilità, tre diverse impostazioni del racconto. La più frequente è una ricostruzione rigorosamente pro domo sua delle vicende di cui è stato protagonista, comprimario o testimone. La seconda, pure molto seguita, è quella del diario che si propone una narrazione in presa diretta di quanto nel corso della sua attività politica l'estensore ha visto. In entrambi i casi, parla (e tace) del suo passato in forma sempre benevola verso sé stesso. Raro è il caso del politico che si esercita in una ricostruzione d'insieme del suo tempo, tanto meno su periodi di storia più lontani. Si può star sicuri che anche in quest'ultimo caso il suo racconto del passato trasuda delle sue simpatie, dei suoi orientamenti, delle sue passioni politiche, se non addirittura dell'ideologia che ha conformato la sua azione pubblica. Insomma, gli esercizi storiografici di un politico finiscono per offrire al lettore un'occasione per capire, più che la stagione politica raccontata, l'autore. Di regola risultano spesso eloquenti, più che le affermazioni, i silenzi imbarazzanti e gli oblii interessati.

Ugo Intini per parlare del passato di cui è stato protagonista o testimone ha scelto un format originale. Non si è nascosto dietro il velo di una presunta oggettività del suo racconto. Non lo ha mosso - com'egli apertamente confessa nell'introduzione al libro (Testimoni di un secolo. 48 protagonisti e centinaia di comprimari raccontano il secolo breve, Baldini+Castoldi editore) - nessuna intenzione di «rubare il mestiere agli storici». Si augura, tutt'al più, che il suo lavoro memoriale sia di qualche aiuto agli storici, agli studenti, ai curiosi. Non è un diario, ma un ritorno al passato cercando di riannodare i fili di una vita tra impegno politico e studio, un viaggio all'indietro che lega idealmente la sua storia con i padri nobili del socialismo.

Dell'ultimo cinquantennio del secolo scorso di cui è stato comprimario e, più in generale, dell'intero secolo breve di cui ha raccolto testimonianze da tanti protagonisti, offre una rivisitazione soggettiva, costruita fedelmente, assicura, su ciò di cui è venuto a conoscenza e infarcita dalle considerazioni ispirategli dalle testimonianze raccolte, Non solo, ma condotta «con la testa e il cuore di alcuni di questi uomini», mescolando gli aspetti strettamente politici delle vicende raccontate con gli «approfondimenti consentiti da un rapporto umano» avuto con loro. E ancora: si premura di avvertire il lettore che la scelta dei personaggi da intervistare non si è attenuta a un rigoroso criterio di rappresentatività storica. Un preciso criterio lo ha ispirato: rivisitare il Novecento partendo dalla passione politica che lo ha ispirato. Quella di militante socialista. Per esser ancor più precisi, di esponente di primo piano del gruppo dirigente milanese del Psi che negli anni Settanta si è «raccolto intorno a Craxi», della cui azione di leader e statista resta un estimatore.

Negli anni Settanta si diceva che il privato è politico. Bene, Intini ha adottato il suo privato (prima di giornalista all'Avanti!, poi di parlamentare, da ultimo di sottosegretario e in un secondo momento di viceministro del dicastero degli Esteri) come angolo visuale del suo racconto. Lo ha condotto attraverso i profili di 48 personaggi, soprattutto di esponenti del socialismo, in numero preponderante italiani, ma non solo. Ha scelto di parlare dei personaggi perché anche lui è convinto che le idee camminino sulle gambe degli uomini. In questa rassegna di personalità il lettore non si aspetti le convenzionali schede biografiche. Sono piuttosto flash vivi di protagonisti della vita politica e di essi cerca di cogliere insieme l'aspetto umano e i tratti significativi del pensiero e dell'azione politica.

Apre la galleria Pietro Nenni. È il doveroso omaggio a chi ha rappresentato per Intini non solo il maestro, non solo il riferimento d'obbligo dell'autentico riformismo, ma anche il personaggio che ricongiungeva il socialismo italiano alla sua lunga e ricca storia che va dalla rivoluzione francese alla Comune di Parigi (Nenni ne aveva conosciuto personalmente alcuni reduci), dai garibaldini a Turati e ai tanti perseguitati dal fascismo. Una figura, quella del suo predecessore alla testa dell'Avanti!, che ben rappresenta qualità politiche e rigore morale di un'intera generazione. «L'ho visto sempre con lo stesso paltò - ricorda con una punta di commozione - e con pantaloni con altezza ascellare». L'amico Angelo Rizzoli, che aveva conosciuto la povertà perché cresciuto all'istituto Martinit, un giorno gli aveva regalato un paltò e lui lo aveva rifiutato perché «troppo costoso». Solidale con i poveri ma non animato da classismo rancoroso.

A Nenni segue Sandro Pertini, altro mostro sacro del socialismo novecentesco. Di cui Intini disegna con gustose annotazioni anche i tratti del «suo carattere sincero e brusco». Un mix di politica e aspetti umani del personaggio Pertini che è la cifra narrativa delle biografie narrate. Di tanti altri socialisti, ma non solo, come si diceva. Di Pajetta, ad esempio, «la quintessenza del comunismo», «demagogo, ma non populista», «più popolare di Berlinguer». Di Giulio Andreotti, «la quintessenza dei democristiani», tanto «impassibile» da sembrare «privo di passione», realista al punto da non considerare sradicabile «il male», che riteneva possibile tutt'al più «ridurlo al minimo». Seguono altri politici di casa nostra, come Cossiga e Ciampi, figure nobili, vittime del terrorismo come Valter Tobagi, o personaggi responsabili di trame oscure come Licio Gelli. Non mancano infine i ritratti di alcuni leader, europei e mondiali, veri uomini stato (Willy Brandt) o dittatori (Nicolae Ceausescu e Kim Il-sung).

Da ultimo, la rassegna di uomini illustri, apertasi con Nenni, non poteva che chiudersi, in omaggio alla fede socialista dell'autore, con

Bettino Craxi, il socialista che, fatta venia per il suo carattere («un mix di coraggio e timidezza, di aggressività e riservatezza») «è riuscito - parola di Intini - dove Turati e Nenni non erano riusciti». Ed è detto tutto.

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