Crescere tra l’incudine e il martello

È fin troppo facile, di questi tempi, pensare all’America come un Paese che non riesce a trovare pace. Ma l’America non è solo un Paese sconvolto da pulsioni autodistruttive o turbato dai dubbi sulla scelta della guerra in Irak. L’America pensante non ha smesso mai di esistere. Leggete questo libro e sgombrerete il campo dai dubbi: All’Ombra del padre (Sonzogno, pagg. 590, euro 19,50), ultima fatica di Richard Russo, già Premio Pulitzer per Il declino dell’impero Whiting, forse vi farà comprendere meglio un universo sempre più difficile.
Sam Hall, reduce svalvolato dello Sbarco in Normandia, e Jenny, donna fin troppo normale, si sposano. Quando nasce Ned, il padre non è al capezzale della moglie, ma impegnato in una partita a carte. È la metafora di una vita intera. Un padre dedito alla bella vita, trascorsa tra lavori saltuari, locali di infimo ordine, partite a biliardo, puntate ai cavalli, ubriacature e celle di prigione. Una madre che chiede il divorzio, che tira su il figlio finché una sbandata per un giovane prete non le fa perdere un equilibrio già precario. Il figlio che cresce come un chiodo impaurito tra l’incudine e il martello.
C’è un piccolo grande universo americano in queste pagine. Una provincia che esce comunque vincitrice. Ci sono i primi amori di Ned, le prime scorrerie in macchina, i jukebox. In realtà, meno musica di quanto uno si aspetti. «È buffo, ma mi sono pagato gli studi con la chitarra», dice compiaciuto Russo. «Poi però l’ho appesa al chiodo e, per scaramanzia, non lascio quasi mai che l’influenza della musica pesi sulla mia scrittura. D’altra parte, all’inizio della mia carriera ero più sul versante autobiografico, ma non ho del tutto smesso di starci. Anzi, All’Ombra del padre è forse il mio romanzo più autobiografico, scritto poco prima che mio padre morisse».
All’Ombra del padre percorre le tappe della crescita di un ragazzino della provincia americana con candore e leggerezza. «In America non c’è un vero centro, come Roma in Italia e Parigi in Francia. Ecco perché la provincia è così importante. Prendete Faulkner, l’autore più provinciale e al tempo stesso più universale che l’America abbia mai avuto». Parole sante. In fondo, Russo è figlio della grande tradizione letteraria americana.

«Se qualcuno dice che sono un grande autore Americano, è al mio enorme debito nei confronti dei vari Twain, Fitzgerald, Hemingway, e Steinbeck che pensa». Insomma, un romanzo da gustare pagina dopo pagina. Una piccola perla da quell’America che abbiamo imparato ad amare e che non smette mai di sorprenderci.

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