Crisi, altro che Grecia Ora a correre rischi c’è anche la Germania

Troppi bond ellenici nei portafogli tedeschi: difficile evitare la ristrutturazione del debito

Crisi, altro che Grecia 
Ora a correre rischi 
c’è anche la Germania

Si riparla della ristrutturazione del debito della Grecia, pochi giorni dopo la riunione del G20 e del G7 di Washington in cui s’è deciso che l’Italia non doveva essere messa fra gli Stati con rischi sistemici e che ci dovevano essere Francia e Germania assieme a Usa, Regno Unito e Giappone - i quattro Paesi con le più grandi banche operanti nei mercati finanziari mondiali - oltre a Cina e India che assieme contano 2,5 miliardi di abitanti.

Tremonti si è detto soddisfatto perché l’inclusione significa maggiore sorveglianza. Ma perché Germania e Francia che dettano le regole del nuovo patto dell’euro zona di stabilità e crescita come condizione per l’aiuto ai Paesi con crisi del debito, sono incluse fra gli Stati con rischi sistemici? Si deve, allora, pensare che questo club sia quello dei potenti e che noi e il Canada, l’altro Paese del G7 escluso, siamo fuori perché contiamo poco? Una risposta sta nella crisi del debito greco e, potenzialmente, in quella del Portogallo e in quella ipotetica della Spagna. Le banche tedesche hanno quasi 500 miliardi di titoli pubblici di questi Stati e ora si discute della ristrutturazione del debito greco. Un termine con cui si indica che i titoli in essere sono convertiti in altri con minore tasso e una scadenza più lunga che comporta il rimborso in futuro con minor potere d’acquisto. La perdita che le banche subirebbero sarebbe notevole. Ma i contribuenti del Fondo europeo, senza la ristrutturazione del debito ellenico, debbono sopportare un onere maggiore. E i titoli decennali greci sono arrivati a un tasso che sfiora il 14%. Se questo debito diventasse sicuro, le banche che hanno venduto i vecchi titoli e comprato quelli ad alto tasso, avrebbero una plusvalenza a carico dei contribuenti europei.

In Finlandia le elezioni sono stati vinte dal partito dei "veri finlandesi" che è anti europeo, perché i cittadini non vogliono pagare per la Grecia, il Portogallo, e altri stati pasticcioni. George Papandreu premier greco di sinistra, non vuol ristrutturare il debito, perché ciò danneggia le banche greche (anche nel Regno Unito il governo laburista era amico delle grandi banche e le ha salvate a spese dei contribuenti). Le banche, peraltro, hanno ampiamente lucrato sugli alti tassi e sperano di lucrarvi ancora.
Ciò contribuisce a spiegare perché è a rischio sistemico la Germania, che ha il bilancio pubblico in tendenziale pareggio, il più basso tasso di interesse sul suo debito, le famiglie con alto tasso di risparmio e le imprese con grossi utili. Inoltre la Germania ha un rischio sistemico simile a quello della Cina: il surplus della bilancia commerciale è l’interfaccia del deficit degli Stati deboli dell’euro zona e di quello, enorme, degli Usa. Le banche francesi sono al secondo posto nel possesso di debiti degli Stati dell’euro zona in difficoltà, e lo Stato ha chiuso il 2010 con il 7,7% di deficit sul Pil e non pare riesca a riordinare il bilancio secondo gli obbiettivi europei entro il 2014. Gli Usa hanno anche i rischi sistemici dei loro giganteschi operatori finanziari, il cui dissesto, tamponato dall’aiuto federale, è stato la causa che ha innescato la grande crisi del 2008. E ora Standard & Poor’s ha degradato la sua tripla AAA verso il negativo. Il Giappone ha un rischio sistemico a causa della sua catastrofe nucleare. India e Cina possono soffrire per l’alto prezzo dei cereali che incide molto sul bilancio della popolazione, che spende gran parte del reddito per alimentari di base. E questo alto prezzo deriva in gran parte dall’eccesso di dollari che circola nel mondo e dal basso tasso di interesse che rende conveniente comprar cereali con operazioni a termine, facendo salire i prezzi.

L’Italia ha annunciato che nel 2014 raggiungerà il pareggio del bilancio e ciò risulta credibile. Che sia esclusa dai rischi sistemici è una buona notizia. Ma non del tutto.

Infatti se avessimo un sistema bancario più orientato all’estero anziché italo-centrico (solo Unicredit fa parzialmente eccezione) e grandi imprese private come una volta il gruppo Ferruzzi-Montedison che dominava i commerci nei mercati mondiali di certe derrate di base, una grande impresa siderurgica come la Finsider o elettronica come un tempo Olivetti e Italtel e una Telecom meno sul piede di casa, probabilmente saremmo stati inclusi fra gli stati con rischio sistemico.

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