Roma - "Negli ultimi due-tre mesi si sono ripetuti segnali non negativi, per l’economia mondiale e per quella italiana. Le tensioni sui mercati finanziari si sono gradualmente allentate. L’incertezza sulle prospettive economiche rimane legata, ma si sta evidenziando un’attenuazione delle spinte recessive. In varie sedi e forme si ipotizza la ripresa a partire dal 2010". Comincia così il primo capitolo del Dpef che è stato approvato oggi dal Consiglio dei ministri. Il documento, che prevede per quest’anno una contrazione del pil del 5,2%, quantifica anche la ripresa con un pil in crescita dello 0,5% nel 2010 e del 2% per ciascuno degli anni 2011-2013.
La soddisfazione del governo "Stabilità dei conti pubblici; coesione sociale; mantenere liquidità e credito a tutela delle imprese". Erano questi gli obiettivi del Governo in questo primo anno di legislatura, "obiettivi in gran parte raggiunti", e restano "gli stessi per i prossimi tre anni" anche nel Dpef approvato oggi dal Consiglio dei ministri. presentando il testo del Depf approvato in Cdm, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, non nasconde la propria soddisfazione per il lavoro svolto dal dicastero di via XX Settembre e gli interventi anti-crisi portati avanti da Palazzo Chigi. Nel Dpef, sottolinea quindi Berlusconi, "non c’è niente di nuovo: stavamo tranquilli prima, lo siamo da qui in avanti". Il premier sottolinea, poi, che il bilancio italiano è stato ritenuto da tutte le istituzioni internazionali e dal presidente della Commissione europea "affidabile e credibile". " In tutti i rapporti che abbiamo avuto con presidenti e direttori delle istituzioni finanziarie internazionali e con il presidente della Commissione europea Barroso, in tutti i casi, c’è stata grande considerazione per la tenuta e la conduzione del bilancio italiano che è stato da tutti ritenuto affidabile e credibile - conclude Berlusconi - questo in un momento di crisi è qualcosa che vorrei sottolineare come merito del governo, ma soprattutto del ministro Tremonti".
Portare i conti in pareggio Il Governo conferma nel Dpef "l’impegno" a portare i conti verso il pareggio di bilancio e per una costante riduzione del rapporto debito pil "non appena la ripresa sarà consolidata". Senza nascondere che "la crisi economica ha messo sotto pressione l’equilibrio dei conti pubblici", il dicastero di via XX Settembre spiega che "risulta essenziale ristabilire sin d’ora un percorso di risanamento solido e credibile per il dopocrisi" con l’ottica anche di "continua a dare stabilità e fiducia agli operatori economici e ai mercati finanziari". Il documento conferma le indiscrezioni della vigilia con un pil 2009 a -5,2%, il deficit 2009 -5,3% che però se viene corretto per il ciclo cala al 3,1% (2,8 nel 2010 e 2,5% nel 2011) e di un debito al 115,3%. Ma già indica miglioramenti per il futuro, con il pil in crescita già il prossimo anno (+0,5%) e ancora di più in futuro (+2% per ciascuno anno del triennio 2011-2013). Il deficit, che scende dal 5,3% di quest’anno al 2,9% del 2012, si assottiglia dal 3,1% al 2,1% se si guarda al valore corretto per il ciclo e senza una tantum. Ma l’impegno contenuto nel Dpef va oltre il quadro macro riportato in base alle elaborazioni più aggiornate. "Gli obiettivi - afferma il governo nel documento - rimangono quelli di una convergenza verso il pareggio di bilancio in termini strutturali e verso una graduale ma costante riduzione del rapporto debito/pil non appena la ripresa si sarà consolidata, per continuare a dare stabilità e fiducia agli operatori economici e ai mercati finanziari. L’impegno al riguardo è confermato".
Il programma contro la crisi L’Italia ha stanziato contro la crisi, senza considerare gli interventi a favore del settore bancario, "risorse lorde pari a circa 27,3 miliardi per il quadriennio 2008-2011 (2,7 miliardi nel 2008, 11,4 nel 2009, 7,5 nel 2010 e 5,8 nel 2011), corrispondenti all’1,8 per cento del Pil". A questo si aggiungono 16 miliardi di finanziamenti alle infrastrutture. Il Dpef che spiega come "l’incidenza dei provvedimenti con il sostegno pubblico diretto, in percentuale del Pil del 2008, è risultata maggiore nei paesi anglosassoni" perché "in Italia non vi è stata necessità di intervenire a sostegno del sistema finanziario in modo così massiccio come altri Paesi". Secondo i dati comparativi del Fmi aggiornati al 19 maggio 2009 - sempre riportati in una tabella del Dpef - l’Italia avrebbe stanziato quest’anno lo 0,8% del Pil, a fronte dell’1,6% della Francia, del 3,7% della Germania, del 4,6% della Spagna e del 18,9% del Regno Unito.
Crisi e opportunità di sviluppo "Il Governo intende agire per trasformare l’attuale crisi in un’opportunità di sviluppo e di rilancio per l’economia italiana, e più in generale di progresso sociale per il Paese". Ad ogni modo, il tesoro spiega che "l’economia italiana risulta meno esposta ai fattori specifici della crisi finanziaria". Il Dpef analizza "l’indebitamento delle famiglie inferiore rispetto all’area dell’euro (60% del reddito disponibile contro il 93% a fine 2008)" e, soprattutto, riporta i dati del "debito aggregato", che riunisce il debito cumulato dal settore pubblico e da quello privato, per mostrare che l’Italia, che nel 1995 era sopra la media dell’Ue è ora sotto questa soglia. L’ammontare del "debito aggregato" pubblico-privato dell’Italia si attesta nel 2009 al 221% del pil, ampiamente sotto la media dell’Ue che è invece del 246,7% del pil. Ma "la posizione relativa dell’Italia rispetto ai paesi europei è significativamente migliorata dal 1995 al 2009". Nel 1995, infatti, il debito aggregato italiano era al 193,4% del Pil contro una media europea del 183,4%. Un confronto sul "debito aggregato" degli altri Paesi mostra che - mentre la Germania si attesta nel 2009 al 200,1% del Pil - Francia, Regno Unito e Germania hanno una esposizione peggiore dell’Italia (e gli ultimi due anche della media Ue). La Francia nel 2009 aveva un debito aggregato del 229% del Pil, il Regno Unito al 277,5%, la Spagna del 265,3%.
Ripartono gli investimenti Ripartono gli investimenti privati nel prossimi triennio: l’acquisto di macchinari crescerebbe in media di circa il 2,8% e le costruzioni dell’1,9%. Il Dpef attribuisce il beneficio anche agli effetti del decreto fiscale anti-crisi presentato la scorsa settimana in Parlamento che viene considerato collegato al documento di finanza pubblica. "Nel 2010 anche per effetto del provvedimento di incentivazione fiscale gli investimenti in macchinari e attrezzature tornerebbero a crescere - è scritto nel Dpef - Gli investimenti in costruzione risulterebbero in lieve contrazione. nel triennio successivo, tenuto conto della ritrovata vivacità delle esportazioni e del commercio internazionali, gli investimenti in macchinari crescerebbero in media di circa il 2,8%; gli investimenti in costruzioni mostrerebbero una crescita più contenuta (+1,9%)".
Disoccupazione quasi al 9% Il ricorso alla cassa integrazione ha registrato un rallentamento dal mese di marzo e a giugno un calo dell’8,1%. Cosi "ipotizzando una crescita nulla dell’offerta di lavoro il tasso di disoccupazione di collocherebbe all’8,8% nel 2009". Per la Cassa integrazione guadagni, è scritto nel documento, "dal mese di marzo si è verificato un rallentamento della crescita delle ore autorizzate rispetto al mese precedente.
A giugno le ore autorizzate hanno mostrato una riduzione di circa 7 milioni rispetto a maggio (-8,1%)". Dopo il 2009 il tasso di disoccupazione, è scritto nel Dpef, "peggiorerebbe ancora lievemente nel 2010, per poi ridursi al 7,7% nel 2013".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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