Cromosona sintetico: nasce in laboratorio la vita artificiale

Annuncio choc del controverso biochimico americano Craig Venter, padre della mappatura del Dna: "Realizzato per la prima volta un batterio con 381 geni sintetici". Vescovi: "Passo verso l'esistenza artificiale". Tonini: "Guai allo scienziato che vuol sostituirsi a Dio"

Cromosona sintetico: nasce in laboratorio la vita artificiale

da Milano

Chi è Craig Venter? Cosa si nasconde dietro la sua società Celera Genomics? Qual è la linea di confine tra scienza e business? Sono queste le tre domande da porsi prima di analizzare la «scoperta epocale» del professor Venter, anticipata ieri dal Guardian: «Così sto creando la vita artificiale». Venter è il chiacchieratissimo «Bill Gates delle biotecnologie», celebre nel mondo per aver decodificato nel 2001 il genoma umano, battendo sul tempo i ricercatori del governo americano. Oggi, a sei anni da quell’impresa, il «bio-manager» Venter alza il tiro come non era mai successo: «Abbiamo costruito in laboratorio un cromosoma sintetico e siamo pronti per annunciare la creazione della prima forma di vita artificiale».
Spiega l’équipe coordinata dall’imprenditore-genetista Venter: «Il cromosoma ricostruito sinteticamente, con il nome di Mycroplasma laboratorium (un microbo che vive nell’apparato riproduttivo umano), viene trapiantato in una cellula viva del batterio. Nello stadio finale del processo dovrebbe prendere il controllo della cellula e divenire una nuova forma di vita». Gli scienziati avrebbero già trapiantato con successo il genoma (naturale) di un tipo di batterio nella cellula di un altro, modificando così la specie di origine della cellula. Venter si dice «fiducioso al 100%» che la tecnica possa funzionare anche con il cromosoma creato artificialmente. C’è da credergli? La comunità scientifica è cauta. La biografia di Venter è controversa: dopo gli studi in chimica e farmacologia all’università della California a San Diego, nel 1998 fonda la società Celera Genomics con lo scopo di mappare il genoma umano (la struttura, la posizione e la funzione dei circa 30.000 geni) che caratterizza la specie umana. Ci riesce tre anni dopo. Nel febbraio 2001 pubblica su Science i risultati del sequenziamento del suo Dna e di altri quattro donatori, battendo sul tempo il consorzio internazionale detto «Progetto Genoma Umano». Un affare da miliardi di dollari che trasforma Venter nel re Creso della ricerca biologica. E non solo. Al momento Venter è infatti presidente del J. Craig Venter Institute, cofondatore della Synthetic Genomics (azienda creata per «inventare» organismi artificiali in grado di produrre biocarburanti e combustibili alternativi a basso impatto ambientale); sarà un caso, ma è proprio in questa direzione che va l’annuncio di aver creato il primo cromosoma sintetico.
Lo scienziato ha detto al Guardian di aver compiuto «un passo filosofico cruciale per la storia della nostra specie»: «Passiamo dalla lettura del codice genetico alla capacità di scriverlo. Questo ci dà la capacità ipotetica di fare cose mai contemplate in precedenza». La squadra di 20 scienziati selezionati da Venter, guidati dal premio Nobel Hamilton Smith, precisa di aver realizzato una «vera prodezza della bioingegneria». Un «miracolo» fatto usando solo sostanze chimiche ricostruite in laboratorio attraverso la ricomposizione di un puzzle cromosomico lungo 381 geni e contenente 580.000 coppie di codice genetico; la sequenza del Dna basata sul batterio Mycoplasma genitalium è stata quindi «denudata» (togliendogli un quinto delle sue caratteristiche genetiche), fino ad ottenere il minimo indispensabile a sostentare la vita.
Venter ufficializzerà tutto domani alla conferenza annuale del suo istituto scientifico di San Diego in California.

Non mancheranno le frasi strappa-applausi, del tipo: «Stiamo passando dalla lettura del codice genetico alla capacità di scriverlo, ciò ci darà la possibilità di fare cose che mai avremmo immaginato», oppure «Abbiamo creato un nuovo sistema di valori per la vita, un passo filosofico importante nella storia della nostra specie».
Ma è davvero questo il compito di uno scienziato?

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